A Gian Pietro Vieusseux.
[s.d., ma Roma, inizio di marzo 1832]
Mio carissimo Vieusseux,
Vi ringrazio delle care vostre dei 16 e 28 febbraio. Vogliate
aver la bontà di mandare l’acchiusa,1 e di farvene dare una
risposta precisa, in iscritto o a voce, e mandarmela al più pre-
sto. Ve ne prego, mio caro amico; e ponete le spese postali
Insieme con quelle di cui vi son debitore per altre lettere da
Voi riscosse e speditemi. Ditemi ancora: nella casa dove abita
il Capei vi sarebb’egli spigionato un paio di stanze con due letti?
Già gliene parlai prima di partire: vogliate di grazia informar-
vene ora, e farmi sapere se, in un caso, si potrebbe andar quivi
a smontare. Addio, mio carissimo; sono in fretta
il vro Leopardi
1721. |
Di Francesca Bunsen. |
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[Roma, Mercoldì mattina 7 Marzo 1832] |
Signor Conte Stimat.1"0
Mio marito dovendosi oggi trattenere in casa per ragione di un raf-
freddore un poco forte, non può passare da Lei in persona per pre-
garla di volerci far la grazia di venire da noi questa sera: spero che
non ci dirà di no. Se mi volesse permettere di mandare il legno, sarebbe
agli ordini suoi: saremo in piccola comitiva, e speriamo di vederla alle
ore sette e mezza, ossia un’ora e mezza di notte.
La Signora Contessa Mosti ci favorisce questa sera.
Francesca Bunsen
Mercoledì mattina 7 Marzo