Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/762

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1866. A Monaldo Leopardi.
[Firenze, 7 Luglio 1833]

Papà mio. Sono stato più di 50 giorni combattendo con una brutta e minacciosa malattia intorno agli occhi, uno de’ quali era già semichiuso. Mediante una savia e semplice cura, il prin- cipio maligno ch’io ho nel sangue sembra neutralizzato in quella parte. La sua dei 7 maggio1 mi causò un dolore immenso. Dio mi conceda di rivederla presto. il suo Giacomo. 7 Luglio

1867. Di Paolo Costa.
[s.d., ma Bologna, 7 luglio 1833!

Sig.1' ed Am.° Preg." Per grazia conceduta dal Papa al Generale Cubieres io sono ritor- nato negli stati della Chiesa, ma pel decreto pontificio sono obbligato a dimorare nella mia villa; laonde non mi è dato di vedere la persona, della quale ella mi parla, nè di recare conforto al nostro comune amico, nè di mostrare a Lei coll’ubbidire al suo comando1 la gratitudine, che le professo per la confidenza, che ha posta nella mia persona. Cono- sco l’indole del giovane napoletano, e mi figuro lo stato doloroso, in che egli si trova, e sono dolentissimo di non potergli giovare. Non ardi- sco di scrivere alla Signora per timore che la mia lettera capiti in altre mani, e qui non veggo persona degna di essere messa a parte del segreto per eseguire ciò che io non posso. Desidero che mi sia data occasione di servirla in altro, e di darle testimonianza dell’alta stima, in che io la tengo, giacché questa volta la fortuna mi è stata nemica. Faccia col Ranieri le mie scuse, e procuri di confortarlo colle sue eloquenti parole. Mi conservi la sua benevolenza, e faccia di star sano per giovare a queste povere lettere italiane. Le ho scritto ai 7 di Luglio perchè la sua let-