Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/769

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inchiodato a letto o sul divano senza potermi muovere per affatto. Quindi, se non vi compiacerete di onorarmi a Casa mia, non si appia- neran mai fra noi le difficoltà che impediscono la conclusione del nostro contratto. Noi dobbiamo a bocca dirci tante e tante cose, con posa- tezza, con maturità. Dovrei qui por termine alla mia risposta, ma oso sottomettervi alcun che su due articoli del mentovato vostro viglietto. Io sono, senza timore d’ingannarmi, un galantuomo di nome e di fatto; io rispetto, oltre ogni credere, il mio onore e decoro. Tenni segrete le preliminari trattative fra noi, nè sono uso di dar per fatto ciò che dee farsi. Il Sig. Troya fu da me martedì p.s.; e dichiarò, in termini positivi, che il Sig. Conte Leopardi accettava la direzione del- l’Ateneo, e menava innanzi il mio Giornale, la Rivista, insiem con lo stesso Sig. Troya e col Sig. Ranieri; e scese eziandio a minuti particolari alla presenza del Cav.' Blanch, venuto a visitarmi. Gl’impiegati del- l’Ateneo il seppero, il Cav.r Blanch ne parlò, e l’affare non fu più un segreto. Io intanto, di ciò interrogato, risposi a tutti che la fortuna mi avea finalmente presentato l’appoggio d’insigni letterati, i quali per l’immenso loro sapere e per la infinita loro filantropia, avrebbero eleva- to a cielo l’Ateneo e ben condotto quel sistema di educazione generale, intellettuale, morale e sociale, scopo supremo del detto mio letterario- tipografico Stabilimento; ma che stavamo ancora nelle trattative, che tutto si riduceva a semplici speranze, che nulla erasi concluso. Non ho vantato nè vanterò mai l’onorevole Direzione che tanto desidero ai lavori scientifici dell’Ateneo prima di essere stabilita con solenne contratto; nè per tutto l’oro del mondo direi direttamente o indirettamente che questi e quello prendon parte, sia al Giornale, sia a qualunque altro lavoro di mio conto, senza tenere in mano conven- zioni scritte. Quindi è inopportuna la minaccia di volere pubblicamente prulesLare di non aver Voi alcuna parte ne’ lavori dell’Ateneo. Dissi e ripeto, che io non sono nè un libraio, nè uno stampatore; nè sono un ciarlatano, un vile, un impostore, ma onesto uomo, fatto per sacri- ficar se medesimo, la sua famiglia e la sua Casa per lo pubblico bene. Non potea con Voi mostrarmi più docile: rassegnai la mia volontà alla Vostra; e quando il Sig. Troya mi onorò a Casa, intese da me mede- simo e dalla mia famiglia ripetere gli stessi sentimenti, da’ quali non mi allontanerò mai, sol che assicurare io possa il pubblico vantaggio. Volete mettervi in guardia con me; condurvi meco con tutte le possi- bili cautele. Io trovo giusto questo operare; ma conviene che tutto si