Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/781

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1886. A Monaldo Leopardi.
Napoli 2 Sett. 1834

Mio caro Papà. Sono stato lungamente senza scriverle, ver- gognandomi di non poterle avvisare l’epoca della mia partenza; sebbene la vergogna sarebbe cessata se avessi potuto raggua- gliarla per lettera di tutti gl’imbarazzi che mi hanno a viva forza soprattenuto, sempre nella speranza e nella ferma risoluzione di partire di giorno in giorno. Oggi tale ragguaglio, se fosse pos- sibile, sarebbe inutile, perchè glielo farò io a voce fra poco, e so bene ch’Ella mi darà ragione. Intanto la cura de’ miei occhi, grazie a Dio, è andata assai bene, e sono, si può dir, guariti del male esterno: l’interno non è curabile. Oltre Tessermi già servito dei soliti col.' 25. che doveano scadere a Sett., io sono stato costretto a trarre ancora sopra Io zio Alitici un’altra cambialetta straordinaria per col. 33. pari a ducati 40. pagabili alla fine del corrente. Con questa somma verrò accomodando le mie cose nei pochi giorni che dovrò rima- nere ancora, e supplirò alle interminabili spese che precedono un viaggio. Poi, o di qua, o personalmente a Roma presso lo zio, dovrò pure valermi sopra la famiglia di quello che impor- terà strettamente il viaggio stesso. Difficilmente le potrei signi- ficare quanto mi pesino e mi attristino questi incomodi che sono obbligato a recar loro: e schiettamente le dico che una delle forti ragioni che mi hanno fatto indugiare fin qui, è stata la speranza di pur raccapezzare qualche moneta per fare il viaggio senza loro aggravio. Ma ogni mio sforzo essendomi venuto fallito, spero che Ella e la Mamma, a cui desidero che la presente sia comune, mi perdoneranno un ardire al quale sono costretto da un’estrema necessità, e di cui non mi consola che il pensiero di presto riab- bracciarli. Sono breve per la solita causa degli occhi. All’uno e all’altra bacio mille e mille volte la mano. Il loro Giacomo.