cere: ma ho dovuto indicare alla meglio il modo che dovevano
tenere per averli, senza incaricarmi del porto, come di cosa supe-
riore alle forze ordinarie degli uomini. E così alcuni de’ libri
miei che mi sarebbero bisognati, e che qui non si trovano, non
ho neppur pensato a farli venire di costì nè d’altronde, consi-
derando il riceverli come cosa vicina all’impossibile.
La mia salute, non ostante la cattiva stagione, è sempre, grazie
a Dio, molto sufficiente. Desidero sapere che il medesimo sia
stato della loro in quest’anno insigne da per tutto per malattie.
Io spero che avrò l’immenso bene di riveder Lei, la Mamma
e i fratelli verso la metà di Maggio, contando di partire di qua
al principio di quel mese, o agli ultimi di Aprile. Ranieri la rive-
risce, e colla prima occasione le manderà gli altri quattro fasci-
coli stampati finora della sua Storia. Saluto ed abbraccio i fra-
telli, e bacio la mano alla Mamma ed a Lei, pregando l’uno e
l’altra di raccomandarmi caldamente al Signore. La mia gioia
in rivederli sarà uguale all’amore mio verso loro, il quale per
la lontananza è certamente piuttosto cresciuto, se poteva cre-
scere, che scemato. Mi benedica e mi creda
Suo affettuosissimo figlio Giacomo. |
1924. |
Di Adelaide Maestri. |
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Mio caro Leopardi! Troverete qui unita una lettera1 ch’io imma-
ginava a Napoli, avendola consegnata ad uno che poi non partì, e ch’io
v’invio unicamente per mostrare che vi ho avuto nella memoria e nel
cuore, cosa, per altro, della quale non dovete aver dubbio. Chi può
conoscere Leopardi, e non amarlo, e ricordarlo tutta la vita? io piut-
tosto debbo temere, conoscendo d’essere proprio nulla in questo
mondo, d’essere dimenticata da Voi, e vi confesso che alcuna volta
vado ripetendo con dolore ciò che mi dicevate in una vostra lettera:
- Io temo che per il disuso e la lontananza si scemi, ancora malgrado