Pagina:Leopardi - Epistolario, Bollati Boringhieri, Torino 1998, II.djvu/820

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cere: ma ho dovuto indicare alla meglio il modo che dovevano tenere per averli, senza incaricarmi del porto, come di cosa supe- riore alle forze ordinarie degli uomini. E così alcuni de’ libri miei che mi sarebbero bisognati, e che qui non si trovano, non ho neppur pensato a farli venire di costì nè d’altronde, consi- derando il riceverli come cosa vicina all’impossibile. La mia salute, non ostante la cattiva stagione, è sempre, grazie a Dio, molto sufficiente. Desidero sapere che il medesimo sia stato della loro in quest’anno insigne da per tutto per malattie. Io spero che avrò l’immenso bene di riveder Lei, la Mamma e i fratelli verso la metà di Maggio, contando di partire di qua al principio di quel mese, o agli ultimi di Aprile. Ranieri la rive- risce, e colla prima occasione le manderà gli altri quattro fasci- coli stampati finora della sua Storia. Saluto ed abbraccio i fra- telli, e bacio la mano alla Mamma ed a Lei, pregando l’uno e l’altra di raccomandarmi caldamente al Signore. La mia gioia in rivederli sarà uguale all’amore mio verso loro, il quale per la lontananza è certamente piuttosto cresciuto, se poteva cre- scere, che scemato. Mi benedica e mi creda

Suo affettuosissimo figlio
Giacomo.
1924. Di Adelaide Maestri.
[Parma 20 Feb. 1836I

Mio caro Leopardi! Troverete qui unita una lettera1 ch’io imma- ginava a Napoli, avendola consegnata ad uno che poi non partì, e ch’io v’invio unicamente per mostrare che vi ho avuto nella memoria e nel cuore, cosa, per altro, della quale non dovete aver dubbio. Chi può conoscere Leopardi, e non amarlo, e ricordarlo tutta la vita? io piut- tosto debbo temere, conoscendo d’essere proprio nulla in questo mondo, d’essere dimenticata da Voi, e vi confesso che alcuna volta vado ripetendo con dolore ciò che mi dicevate in una vostra lettera: - Io temo che per il disuso e la lontananza si scemi, ancora malgrado