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cavallo contava l’indomani di vedere le ferriere di Follonica.„

L’indomani, condottosi il principe a Follonica, vi si trattenne tre ore. Poi visitò Volterra; poscia ritornando a Piombino insieme al conte di Beauregard che l’accompagnava, sopra un piccolo ma sicuro legno, fece vela per l’isola d’Elba. All’atto dell’imbarco, tutte le autorità toscane del luogo fecero omaggio al principe. Chi s’astenne da quell’atto di doveroso ossequio (osservava con certa amarezza il buon vicario di Piombino) fu il vice-console di S. M. il Re di Sardegna. L’altezzoso dispetto di re Carlo Felice raggiungeva Carlo Alberto sino laggiù!

Giunse il principe sotto le mura dell’ufficio di sanità di Portoferraio la sera dell’8 febbraio verso le ore dieci. A mezzanotte entrò in città, ove andò ad alloggiare presso un certo Grossi. La mattina seguente, di buon’ora, si recò alle miniere di Rio e il giorno successivo visitò i forti di Portolongone. Anche a Portoferraio il console sardo si astenne di far visita al principe.

Di ritorno in terraferma, andò Carlo Alberto a caccia nella tenuta di San Rossore. Durante la caccia, una delle guardie che cavalcava al fianco del Principe, cadde, riportando una ferita, mentre il cavallo restò ucciso sul colpo. Il principe pagò il cavallo e soccorse generosamente il ferito.



Nei principi di casa di Savoia, la galanteria è tradizionale, come nelle principesse della stessa casa è tradizionale la illibatezza del costume. Se non sempre, certo quasi sempre, quando si gratta un principe di questa illustre casa vi si trova sotto un Francesco I, o un Enrico IV. Nè Carlo Alberto poteva sottrarsi alle tradizioni di galanteria della sua famiglia, e nei rapporti segreti della polizia toscana più d’un aneddoto di carattere tenero, e in cui il principe rappresenta la parte di Romeo, è registrata. Si