Pagina:Petruccelli - I moribondi.djvu/85

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con la legge della percezione. Per il momento, vi si sente un lavoro di bozze che deve essere mondato e raffinato, semplificato, abbellito, armonizzato forse in tutte le sue parti. Ma il ministro gitta dei fondamenti e va di fretta. Le canne del tesoro sono divaricate. Bastogi mira a dotare il nostro regno di un sistema finanziero, per quanto può italiano — se i balzelli hanno patria. Io dubito che vi riesca. Le finanze sono cosmopolite. Ed il signor banchiere livornese non ha l’ardimento di romperla con le tradizioni ed abordare, nelle imposte, un sistema radicale; nell’amministrazione, la semplificazione. Bastogi non sa far agire la grande leva del credito pubblico — creare qualche cosa dal nulla — moltiplicare come Cristo i pesci ed i pani. Dieci, nelle sue mani, saranno tutto al più cento, ma non mai mille, diecimila, un milione.

Come ministro, il signor Bastogi ha tenuto con grande convenienza il suo posto. Attaccato, non ha rinculato e si è difeso con destrezza, con ingegno, con franchezza, seminando il suo dire d’entusiasmo e di epigrammi, a cui non mancano nè il fiele nè la punta. Ma il signor Bastogi ignora la scienza del dettaglio. Egli è liberale ed italiano. Ha lo spirito coltivato, facile, morbido, proclive all’esaltamento. Il carattere troppo toscano: le maniere gentili. Non sembra ambizioso. Nondimeno, cadendo, egli si rileverà, e più presto che non se lo aspettano coloro che lo scalzano. Ai saggi degli altri, Bastogi verrà di nuovo ad apportare le correzioni della sua sperienza. Il suo