Pagina:Poe - Perdita di fiato, traduzione di A.C. Rossi, Bottega di Poesia, Milano, 1922.djvu/46

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l’idea di quello che sarebbero le nostre sensazioni durante il nostro piombare precipitoso, in una caduta da simile altezza. E questa caduta, questo volo annichilante, per la ragione appunto che implica questa più lugubre e odiosa tra tutte le più lugubri e odiose immagini di morte e di dolore che mai si siano presentate alla nostra immaginazione — proprio per questo motivo noi la desideriamo ora ardentemente. E siccome la nostra ragione ci distoglie con violenza dall’abisso, con tanto più impeto noi vi ci avviciniamo. Non v’è in tutta la natura passione così diabolicamente impaziente quanto quella di colui che, abbrividendo sull’orlo di un precipizio, medita in tal modo di buttarvisi. Cedere, anche solo per un momento, alla tentazione di pensare, vuol dire essere sicuramente perduto; poichè la riflessione ci spinge a ritirarci, ed è appunto per questo che non lo possiamo. Se un braccio amico non ci trattiene, o se non sappiamo con uno sforzo improvviso buttarci all’indietro, noi precipitiamo, e siamo perduti.

Per quanto si analizzino simili azioni, ed altrettali, troveremo sempre che derivano unicamente dallo spirito di Perversità. Le commettiamo soltanto perchè sentiamo che non dovremmo. Al di là o al di fuori di questo non c’è al-