Pagina:Poe - Perdita di fiato, traduzione di A.C. Rossi, Bottega di Poesia, Milano, 1922.djvu/60

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media e s’avvicinava al maestoso, senza giungervi del tutto. La perfetta pienezza e armonia della sua linea era deliziosa. La testa, di cui solo la parte posteriore era visibile, rivaleggiava pel suo profilo con quello della Psiche greca, e una vaporosa cuffia di gaze aèrienne le dava risalto, anzi che nasconderla, facendomi pensare al «ventum textilem» di Apuleio. Il braccio destro era abbandonato sul parapetto del palco, e la sua squisita simmetria mi penetrava sino all’ultima fibra. L’omero era drappeggiato in una di quelle maniche larghe ed aperte che sono oggi di moda, la quale scendeva poco al disotto de’ gomito. Sotto questa ve n’era un’altra di una materia leggerissima, aderente al braccio, e chiusa da un manichino di ricchi merletti che ricadeva graziosamente sulla mano rivelandone soltanto le dita delicate, su uno dei quali scintillava un diamante di straordinario valore. Un braccialetto ornato, a guisa di fermaglio, da una magnifica aigrette di pietre preziose metteva in pieno risalto la rotondità del polso che circondava, rivelando a chiarissime note, la ricchezza e il gusto ricercato di colei che lo portava.

Rimasi assorto in questa regale apparizione per una buona mezz’ora come fossi stato di colpo mutato in pietra; e provai pienamente in quel momento tutta la forza e la verità di quan-