Pagina:Rime (Andreini).djvu/253

Da Wikisource.

241

INCANTESIMO EGLOGA III.


Argomento.


Una Ninfa innamorata fieramente di Tirsi Pastore apparate alcune cose da maga Donna, per mezo di quelle si studia richiamarlo al suo primo amore, dal quale ei s’era tolto, e vedendole riuscir vane, le danna, risolvendosi di non creder mai più alle loro bugie.


H
Or che la Notte à la suprema altezza

Giunta del Ciel verso l’Hibero fugge;
     Hor, che sopite in un soàve oblìo
     Tien le fatiche de’ mortali il sonno;
     Hor che taccion le frondi
     Al tranquillo tacer de le mort’aure,
     Nè de la Terra il duro volto preme
     Col passo errante, ò fiera,
     Od huom, che tutto è dal silenzio oppresso;
     E quei dorme securo
     In grotta alpina, e questi
     In pagliaresco albergo
     Posando, i lumi chiude.
     Io fatta già da l’empio Amor tiranno
     Di Ninfa belva, à l’aria humida, e fosca
     M’accingo à richiamar Tirsi crudele
     Con magiche parole,
     E con herbe recise al Sol notturno:
     Tirsi crudel, ch’à l’amor mio s’è tolto.
     Spargi Clori il terren de l’acque, ch’io
     Tolsi da tre Fontane; e ’l novo Altare
     Fatto di terra, e d’herbe intorno cingi


Q               Tre