Pagina:Satire di Tito Petronio Arbitro.djvu/302

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246 note

Pag. 84, lin. 28.

Questo Massa fu celebrato anche da Giovenale e da Marziale. Il primo dice di lui nella satira 2.


Pag. 85, lin. 19.

Notisi come le manifatture di ferro erano sin da que’ tempi perfezionate in Germania.


Pag. 86, lin. 9.

Tra i modi praticati per dare la libertà ad uno schiavo, cioè inter amicos, ovvero per epistolam, apud Consilium, ovvero apud Consulem, quello pur v’era per mensam, facendo sedere lo schiavo alla tavola del padrone, e dichiarandolo libero. Così Nodot.


Pag. 87, lin. 14.

Che è quanto dire: questo monumento ad altri mai non appartenga che a Trimalcione. La sua famiglia, e i di lui successori vadano a farsi seppellire altrove. Orazio nella satira 8, lib. 1.

Mille pedes in fronte, trecentos cippus in agrum
Heic dabat: haeredes monumentum ne sequeretur.


Pag. 87, lin. 28.

Costui è figliuolo del liberto Enchione, il qual di sopra ne ha raccontato i talenti. Forse egli era prediletto anche da Trimalcione, il qual non avea figli.


Pag. 100, lin. 18.

Ognun si ricorda che il maestro era Agamennone, e Menelao il ripetitore.


Pag. 101, lin. 2.

Ella assumevasi a diciott’anni; Gitone, come vedremo fra poco, era di questa età.


Pag. 102, lin. 5.

Dai portici della galleria qui menzionata, e dalla vicinanza del mare, accennata poco sopra, rilevasi apertamente, col confronto di un passo di Filostrato assai dottamente citato dal signor Ignarra, una incontrastabile prova che il luogo di questi avvenimenti sia Napoli. V. Ignarra a pag. 192.