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Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. I, Fibreno, 1857.djvu/239

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   214 libro quinto

carcerato nel Castel Nuovo, dove aveva a star chiuso sinchè non avesse dati e giustificati i conti della sua amministrazione. Allora il conte di Gerace si rivolse a’ Reggini, non solo pretendendo che la loro università dovesse pagargli i ducati mille, ma anche i quattrocento quarantasette per mese, ch’esso Conte pagar dovette al Grigny per non aver adempiuto al total pagamento de’ ducati cinquemila nel tempo pattuito. L’università di Reggio, stretta dalle insistenti minacce del Conte, non vedeva modo di poter pagare in quel subito; ed egli irritato ne perseguitava i cittadini, e già a sua istanza il giudice Nicola de Malgeri era stato chiuso in carcere; ma poi ne fu liberato sotto cauzione fidejussoria. Si rivolse allora Reggio alla sovrana benevolenza, e Giovanna, penetrata dello stato deplorabile, in cui tal città era stata gittata dalle passate sciagure, condonò e fece buono il debito all’università, ed al Gattola. Liberò inoltre da qualunque aggravio e risponsabilità il giudice Malgeri, e dispose che il conte di Gerace si ritenesse la somma del suo credito sulle collette che i suoi vassalli dovevano tuttavia alla Corte.

Nè lasciò in appresso Giovanna di continuare a’ Reggini i suoi benefizii; ed ordinò che non fosse più gravata ed esatta la regia gabella di grani sei per ogni oncia sopra le mercanzie ch’entravano nella città, e ne uscivano, ferma sola rimanendo quella di grani diciotto che soleva pagarsi.

III. Giovanna in questo tempo (1419) venne a patti di pace colla Corte pontificia. E Sforza Attendolo, il quale teneva tuttavia il comando di Roma in nome di lei, ebbe ordine di consegnar la città, il Castel Sant’Angelo, e tutte le altre conquiste di Ladislao a Giordano Colonna, fratello di papa Martino V. Poi questo stesso Giordano con suo nipote Antonio Colonna e due Cardinali si recò a Napoli, ed in nome del Pontefice incoronò la regina, la quale per renderne merito ad Antonio gli donò il principato di Salerno, ed il ducato di Amalfi.

La regina non guardava molto di buon occhio l’Attendolo, suo gran Contestabile, riuscendole fastidiosa la rivalità di lui con Sergianni Caracciolo. Laonde ella acconsentì di buona voglia che l’Attendolo si acconciasse agli stipendii del Papa. Quando poi Sforza restò disfatto da Braccio da Montone tra Montefiascone e Viterbo, Martino V si affrettò di cercar danaro e munizioni a Giovanna per rifar l’esercito pontificio. Ma costei per consiglio del Caracciolo, a cui la rotta di Sforza suonava gratissima, non diede orecchio alle premure del papa. Il quale indignatissimo per questo, risolvette di contrarre altre alleanze, e di favorire le pretensioni di