Pagina:Storia degli antichi popoli italiani - Vol. III.djvu/53

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4’ in lungo spazio di tempo o per le cure dei sacerdoli^, o per la jiielh dei donatori. Del più antico slile^ che sente ancor molto dell’ orientalismo e dell’egizio, sono infatti le figure i. 2. 3. ^. 5. tav. xxviii e xxix.: alquanto meno rigido e con pili movenza il bronzo lav. XXXI. 3: di maniera secca e dura toscanica le lamine tav. XXX. 1. 3.J XXXI. i: più miglioralo e corretto, benché partecipante di stile vetusto, il tripode tav. XXIX. -y. 8. 9: di maniera quasi eginelica la figura lav. XXX. 4. in fine d’ un fare migliore, e con buoni panneggiamenti, il basso rilievo tav. xxvjii. 7.

TAV. XXXII.

6. Una dea vestita di lunga tunica fregiata all’orlo^ e coperta di un gran peplo, che dalla sommità della testa le discende parte sul petto, e parte addietro fino alla estremità della veste, ha in pie le suola guernite di coreggie =’9: colla sinistra solleva alquanto la tunica per muovere più francamente il passo; con la destra reggeva un simbolo mancante per rottura. — ^ Museo Venuti in Cortona.

Quest’idolo in bronzo della più antica maniera porge l’immagine d’una delle più principali deità etrusche femminili, quale doveva essere venerata in sull’altare: forse Cupra o Giunone. La slessa dea,

29 I pezzi sporgenti in fuora de’ piedi, che si veggono nel disegno, sei-vivano a tener l’idolo fermo sopra una base.