Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/245

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monasterio di donne in Milano. Fra le quali ho veduto io, ancor che si abbia con difficultà licenza d’entrare in quel luogo, la sepoltura di monsignor di Fois, che morì a Pavia, in più pezzi di marmo; nei quali sono da dieci storie di figure piccole sculpite con molta diligenza de’ fatti, battaglie, vittorie et espugnazioni di torre, fatte da quel signore, e finalmente la morte e sepoltura sua. E per dirlo brevemente, ell’è tale quest’opera che mirandola con stupore stetti un pezzo pensando se è possibile che si facciano con mano e con ferri sì sottili e maravigliose opere, veggendosi in questa sepoltura, fatti con stupendissimo intaglio, fregiature di trofei, d’arme di tutte le sorti, carri, artiglierie e molti altri instrumenti da guerra, e finalmente il corpo di quel signore armato e grande quanto il vivo, quasi tutto lieto nel sembiante così morto, per le vittorie avute. E certo è un peccato che quest’opera, la quale è degnissima di essere annoverata fra le più stupende dell’arte, sia imperfetta e lasciata stare per terra in pezzi, senza essere in alcun luogo murata, onde non mi maraviglio che ne siano state rubate alcune figure e poi vendute e poste in altri luoghi. E pur è vero che tanta poca umanità o più tosto pietà oggi fra gl’uomini si ritruova che a niun, di tanti che furono da lui beneficati et amati, è mai incresciuto della memoria di Fois, né della bontà et eccellenza dell’opera. Di mano del medesimo Agostino Busto sono alcun’opere nel Duomo, et in San Francesco, come si disse, la sepoltura de’ Biraghi, et alla Certosa di Pavia molte altre che son bellissime. Concorrente di costui fu un Cristofano Gobbo, che lavorò anch’egli molte cose nella facciata della detta Certosa et in chiesa tanto bene, che si può mettere fra i migliori architettori che fussero in quel tempo in Lombardia. E l’Adamo et Eva che sono nella facciata del Duomo di Milano verso levante, che sono di mano di costui, sono tenute opere rare e tali che possono stare a paragone di quante ne sieno state fatte in quelle parti da altri maestri. Quasi ne’ medesimi tempi fu in Milano un altro scultore, chiamato Angelo e per sopranome il Ciciliano, il quale fece dalla medesima banda e della medesima grandezza, una Santa Maria Maddalena elevata in aria da quattro putti, che è opera bellissima e non punto meno che quelle di Cristofano, il quale attese anco all’architettura e fece fra l’altre cose il portico di San Celso in Milano, che dopo la morte sua fu finito da Tofano detto il Lombardino, il quale come si disse nella vita di Giulio Romano, fece molte chiese e palazzi per tutto Milano et in particolare il monasterio, facciata e chiesa delle monache di Santa Caterina alla porta Ticinese, e molte altre fabriche a queste somiglianti. Per opera di costui, lavorando Silvio da Fiesole nell’opera di quel Duomo, fece nell’ornamento d’una porta che è volta fra ponente e tramontana, dove sono più storie della vita di Nostra Donna, quella dove ell’è sposata, che è molto bella, e dirimpetto a questa, quella di simile grandezza, in cui sono le nozze di Cana Galilea, è di mano di Marco da Gra assai pratico scultore. Nelle quali storie seguita ora di lavorare un molto studioso giovane, chiamato Francesco Brambilari, il quale ne ha quasi che a fine condotta una, nella quale gl’Apostoli ricevono lo