Pagina:Vasari - Le vite de' piu eccellenti pittori, scultori, et architettori, 3-2, 1568.djvu/329

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Cleopatra collocata. Daniello dunque, avendovi messo mano, ancor che fusse molto sollecitato lavorò con tanta lentezza in quell’opera, finì la stanza sola di stucchi e di pitture, ma molte altre cose che ’l Papa voleva fare vedendo andare più allungo che non pensava, che uscitone la voglia al Papa non fu altrimenti finita, ma si rimase in quel modo che oggi si vede ogni cosa. Fece Daniello nella chiesa di Santo Agostino a fresco in una capella in figure grandi quanto il naturale una Santa Elena che fa ritrovare la Croce, e dalle bande in due nicchie Santa Cecilia e Santa Lucia, la quale opera fu parte colorita da lui e parte, con suoi disegni, dai giovani che stavano con esso lui; onde non riuscì di quella perfezzione che l’altre opere sue. In questo medesimo tempo dalla signora Lucrezia della Rovere gli fu allogata una capella nella Trinità, dirimpetto a quella della signora Elena Orsina, nella quale, fatto uno spartimento di stucchi, fece con suoi cartoni dipignere di storie della Vergine la volta da Marco da Siena e da Pellegrino da Bologna. Et in una delle facciate fece fare a Bizzera spagnuolo la natività di essa Vergine e nell’altra, da Giovan Paulo Rossetti da Volterra suo creato, Gesù Cristo presentato a Simeone; et al medesimo fece fare in due storie, che sono negl’archi di sopra, Gabriello che annunzia essa Vergine e la Natività di Cristo; di fuori negl’angoli fece due figuroni e sotto ne’ pilastri due Profeti; nella facciata dell’altare dipinse Daniello di sua mano la Nostra Donna che saglie i gradi del tempio, e nella principale la medesima Vergine che sopra molti bellissimi Angeli in forma di putti saglie in cielo et i dodici Apostoli a basso che stanno a vederla salire. E perché il luogo non era capace di tante figure et egli desiderava di fare in ciò nuova invenzione, finse che l’altare di quella capella fusse il sepolcro et intorno misse gl’Apostoli, facendo loro posare i piedi in sul piano della capella dove comincia l’altare, il quale modo di fare ad alcuni è piaciuto et ad altri, che sono la maggior e miglior parte, non punto. Ma con tutto che penasse Daniello quatordeci anni a condurre quest’opera, non è però punto migliore della prima. Nell’altra facciata che restò a finirsi di questa capella, nella quale andava l’uccisione de’ fanciulli innocenti, fece lavorare il tutto, avendone fatto i cartoni, a Michele Alberti fiorentino, suo creato. Avendo monsignor Messer Giovanni della Casa fiorentino et uomo dottissimo (come le sue leggiadrissime e dotte opere, così latine come volgari, ne dimostrano) cominciato a scrivere un trattato delle cose di pittura, e volendo chiarirsi d’alcune minuzie e particolari dagl’uomini della professione, fece fare a Daniello con tutta quella diligenza che fu possibile il modello d’un Davit di terra finito, e dopo gli fece dipignere, o vero ritrarre, in un quadro il medesimo Davit che è bellissimo, da tutte due le bande, cioè il dinanzi et il di dietro, che fu cosa capricciosa, il quale quadro è oggi appresso Messer Annibale Rucellai. Al medesimo Messer Giovanni fece un Cristo morto con le Marie, et in una tela per mandare in Francia Enea che spogliandosi per andare a dormire con Dido è sopragiunto da Mercurio, che mostra di parlargli nella maniera che si legge ne’ versi di Vergilio. Al medesimo fece in un altro quadro, pure a olio, un bellissimo San Giovanni in penitenza grande quanto il naturale che da quel signore, mentre visse, fu tenuto carissimo, e parimente un San Girolamo bello a maraviglia. Morto papa Giulio Terzo e creato