Pagina:Verne - Il giro del mondo in ottanta giorni, Milano, Treves, 1873.djvu/133

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inato? Non sapeva proprio che pensare. Ma la sua qualità di detective, di cui egli solo aveva segreto, come mai Gambalesta avrebbe potuto riconoscerla? Eppure, parlandogli così, Gambalesta aveva certamente avuto un sottinteso.

Accadde anzi che il bravo giovane andò più in là, un altro giorno; ma non vi seppe resistere. Egli non poteva tenersi la lingua.

— Dite un po’, signor Fix, chiese egli al suo compagno in tono malizioso, giunti a Hong-Kong, avremo forse la disgrazia di lasciarvi colà?

— Ma, rispose Fix non poco imbarazzato, non so!... Forse....

— Ah! disse Gambalesta, se ci accompagnaste, la sarebbe una vera fortuna per me! Suvvia! un agente della Compagnia peninsulare non potrebbe fermarsi per strada! voi non andavate che a Bombay, ed eccovi fra poco in Cina! L’America non è lontana e dall’America all’Europa non c’è che un passo!

Fix guardava attentamente il suo interlocutore che gli mostrava la faccia più amabile del mondo, e pensò bene di ridere con lui. Ma questi, che era in vena, gli chiese «se gli fruttava molto quel mestiere.»

— Sì e no, rispose Fix senza muover ciglio. Ci sono buoni e cattivi affari. Ma capite bene che non viaggio a spese mie!

— Oh! per questo ne sono certo! esclamò Gambalesta ridendo con maggior forza.

Finita la conversazione, Fix rientrò nel suo camerino e si pose a riflettere. Egli era evidentemente scoperto. In un modo o nell’altro, il Francese aveva riconosciuto la sua qualità di detective. Ma aveva egli avvertito il suo padrone? Che parte faceva i