Pagina:Verne - Il giro del mondo in ottanta giorni, Milano, Treves, 1873.djvu/134

Da Wikisource.

n tutto ciò? Era complice o no? L’affare era venuto a sapersi, ed era quindi fallito? L’agente passò alcune ore difficili, quando credendo tutto perduto, quando sperando che Fogg ignorasse la situazione, infine non sapendo a qual partito appigliarsi.

Però la calma si ristabilì nel suo cervello, ed egli risolse di agire francamente con Gambalesta. Se egli non si trovava nelle volute condizioni per arrestare Fogg a Hong-Kong, e se Fogg si preparava a lasciare definitivamente stavolta il territorio inglese, egli, Fix, direbbe tutto a Gambalesta. O il servo era complice del suo padrone, — e questi sapeva tutto, ed in questo caso l’affare era definitivamente compromesso, — o il servo non c’entrava per nulla nel furto, ed allora il suo interesse sarebbe di abbandonare il ladro.

Tale era dunque la situazione rispettiva di quei due uomini, e, al disopra di essi, Phileas Fogg troneggiava nella sua maestosa indifferenza. Egli compiva razionalmente la sua orbita intorno al mondo senza darsi pensiero degli asteroidi che gli gravitavano intorno.

Eppure, nelle vicinanze, c’era, — giusta l’espressione degli astronomi, — un astro turbatore che avrebbe dovuto produrre certe perturbazioni sull’onore del nostro gentleman. Ma no! le grazie di mistress Auda non agivano punto, con grande sorpresa di Gambalesta, e le perturbazioni, se esistevano, sarebbero state più difficili a calcolare di quelle di Urano che guidarono alla scoperta di Nettuno.

Sì! era una meraviglia di tutt’i giorni per Gambalesta, che leggeva tanta riconoscenza verso il suo padrone negli occhi della giovine donna! Decisamente, Phileas Fogg aveva tanto onore quanto ne occorreva