Pagina:Versi di Giacomo Zanella.djvu/199

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l'industria. 185


     Chè dall’Asia raminghe e fuggitive,
Il foco genitor seco recando
Sotto la veste e dell’Egeo sostando
                             40Lungo le rive,

     Con Dedalo al Tirren vennero erranti
Ove notturne porpore tessea
Circe al lume de’ cedri e l’alte empiea
                             44Grotte di canti.

     Sacre a’ temuti sotterranei numi,
A lor non valse il calice de’ fiori
Finger nel vetro e ne’ torniti avori
                             48Chiuder profumi;

     Nè valse ad esse sugli ambrosii crini
Di patrizie fanciulle e di matrone
Scintillanti depor frali corone
                             52Di oro e rubini.

     Vili, abborrite sulle serve incudi
Lagrimando battean spade e corazze,
Ed al braccio fornian d’eroiche razze
                             56Epici scudi.

     Vanti i tuoi dritti e della Fé degli avi
Ridi, superba età. Ma non di Atene,
Nè di Roma venía chi le catene
                             60Ruppe agli schiavi;