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264 libro quinto


nobili esse si componevano. Il quale stato civile doveva anco durare nel tempo ch’era in osservanza quel capo della legge delle XII Tavole, il qual è «De capite civis romani visi in maximo comitiatu ius dicere nefas esto»; perché, comunicata poi la cittadinanza romana a’ plebei, arebbero dovuto i romani star sempre in adunanza per conoscere cause d’omicidio. Perciò da Romolo infin a Tulio Ostilio.....

1395[1081] [CMA3] Finalmente, come dalla sentenza con la qual era stato condennato Orazio, permise al reo il re Tulio l’appellagione al popolo, ch’allora era di soli nobili e tutti i filologi, ingannati da tal voce «popolo», non distinta, credettero ch’avesse appellato alla miserabile ciurma de’ giornalieri di Romolo, e Tulio avesse loro il suo regno assoggettito con appellazione sí fatta. Ed è necessario ch’a tal popolo di nobili la casa Publicola, per un suo famigliare destino che dice Livio, avesse due volte restituita l’appellagione. Perché da un re d’un senato regnante non vi è altro rimedio a’ rei che ’l richiamo a’ medesimi giudicanti; cosí e non altrimenti dovettero praticar i nobili de’ tempi barbari ritornati, nelle loro cause feudali di richiamarsi ad essi re ne’ loro parlamenti, conte, per cagion d’esempio, agli re di Francia, che n’eran capi e da principio, com’abbiam veduto, vi presiedettero.

1395[1082] [CMA3] E quest’è l’origine dell’inclito nostro Sagro Real Consiglio napoletano, il quale di sua natura è un’aristocrazia: il presidente vi presiede col titolo di «Real Maestá»..... ma sol è permesso di richiamarsi al Sagro Consiglio medesimo. Le quali cose i dottori municipali, non sappiendo tali propietá uscite dalll’aristocrazie eroiche degli antichi, ne hanno fatto somiglianze al prefetto al pretorio sotto la monarchia de’romani imperadori: quando, nel tempo che s’introdusse questo gran tribunale, non si sapeva chi fosse stato Cesare Augusto, nonché ’l prefetto al pretorio. [SN2] Dalle quali cose d’intorno a’ feudi, qui in parte raccolte e combinate, veda Cuiacio se tal materia de’ feudi è punto vile, com’egli dice; ché ella è tutta eroica e degna di esser adornata della piú colta riposta erudizione antica cosí greca come romana.

1397[1084*] Dalla qual forza la dea Opi fu da’ poeti appresa, come si è sopra veduto, per la signora del mondo delle cittá. [CMA4] E cosí può farsi vera la favola della legge regia, con la qual il popolo romano si spogliò del suo sovrano imperio, e n’investí Augusto. Con che può convenire il saggio motto di Tacito, con cui legittima la monarchia romana fondata da Augusto: «qui rem-