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il paradiso delle signore

Tutto ciò che mi chiederete, tutto ciò che vorrete...

Ella l’interruppe:

— Grazie: guadagno piú di quanto mi bisogni.

— Ma io vi offro la libertà, una vita di piaceri e di lusso... Vi metterò su un quartiere, vi darò un assegnamento fisso...

— No, grazie; m’annoierei a starmene senza far nulla... Avevo a mala pena dieci anni, e già mi guadagnavo da vivere.

Il Mouret fece un gesto tra sdegnato e stupefatto: era la prima che gli resisteva; per pigliare le altre non aveva dovuto far altro che chinarsi; tutte aspettavano i suoi capricci come schiave sommesse.

E questa ora gli diceva di no senza neppure spiegargli né il perché né il percome. Il desiderio di lui, compresso da tanto tempo, aguzzato dalla resistenza, divampava piú forte.

Non aveva forse offerto abbastanza? e raddoppiò l’offerta, incalzando maggiormente la giovinetta.

— No, no; grazie! — rispondeva essa ogni volta, senza lasciarsi vincere mai. Allora a lui sfuggí un grido dal cuore:

— Non vedete che soffro?... Già è una stupidaggine, ma soffro come un bambino!

Gli salivano le lacrime agli occhi: stettero zitti un altro istante, il rumore dell’inventario giungeva smorzato per la porta chiusa, pareva un clamore trionfale che s’allontanasse; in quella sconfitta del padrone, l’accompagnamento si faceva più sommesso.

— Ma se volessi, se proprio volessi! — esclamò con voce ardente, afferrandole le mani.


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