Pagina:Zola - Il paradiso delle signore - 1936 - Mondadori.pdf/430

Da Wikisource.

zola

poteva, per riparare alle spese che gli mettevano a sacco la casa; e la moglie, una sera che l’aveva visto piangere per paura che lo mettessero a riposo, aveva pensato di rivolgersi ad Enrichetta affinché intercedesse presso uno dei capi del ministero dell’Istruzione ch’ella conosceva. Enrichetta, alla fine, con due parole la rassicurò. Del resto, il Marty doveva venire in persona a sapere che cosa sarebbe avvenuto di lui, e ringraziarla.

— Non vi sentite bene, signor Mouret? — gli domandò la De Boves.

— Lavora troppo, lavora! — ripeté il Vallagnosc con la sua calma ironica.

Il Mouret allora, arrabbiato contro di sé, si alzò a un tratto e venne a sedersi, con tutta la sua grazia solita, in mezzo alle signore. Disse che le «novità» da inverno gli davan molto da fare, e parlò d’una grossa partita di trine.

La De Boves gli domandò quanto costavano le trine di Bruges, perché ne voleva comprare; disse che era ridotta a risparmiare i due franchi d’un legno, e tornava tutte le volte a casa sentendosi male per la roba che ammirava nelle vetrine. Col suo mantello, che aveva già due anni, si provava fantasticando sulle sue spalle da regina tutte le stoffe piú care che vedeva, e quando si risvegliava vestita dei suoi cenci, senza speranza di poter mai soddisfare la sua passione, le pareva che quelle stoffe gliele strappassero da dosso.

— Il signor barone Hartmann — annunziò il cameriere.

Enrichetta osservò che il Mouret strinse la mano al barone, tutto contento: costui salutò le signore e guardò il giovane con quell’occhio ar-


428