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zola

di restaurare, e che aveva dovuto dare in affitto senza che gl’inquilini gli pagassero un soldo.

I suoi guadagni, da un pezzo, andavano a finirla.

Non s’era levato che questo capriccio, nella sua onestà scrupolosa, nella sua probità di negoziante incocciato negli usi dei vecchi.

— Via! — disse a un tratto — bisogna lasciare il posto agli altri. Abbiam ciarlato abbastanza!

Parve che si svegliassero. La fiammella del gas sibilava nell’aria morta e calda del salottino. Tutti si alzarono di soprassalto, rompendo quel triste silenzio. Beppino dormiva tanto profondamente, che lo stesero sopra alcune pezze di felpa: Gianni, che sbadigliava, era già sull’uscio.

— E, per conchiudere, tu devi fare quel che ti pare e piace — ripeté il Baudu alla nipote — noi ti diciamo come stanno le cose... ma gli affari tuoi riguardano te!

La guardava fisso, insistente; aspettando un sí o un no. Dionisia, che quelle storie non avevan punto distolta dal proposito d’entrare nel Paradiso, si serbava nell’aspetto tranquilla e dolce, cocciuta in fondo come una vera normanna. Si contentò di rispondere:

— Si vedrà, zio.

E disse che voleva andare a letto presto, coi bambini, perché tutt’e tre erano stanchi morti. Ma sonavano le sei proprio allora, e lei volle restare un altro po’ in bottega. Si faceva piú buio: e la strada la ritrovò nera nera, bagnata da una pioggia fine e fitta, cominciata sul tramonto.

Fu una sorpresa; in pochi minuti la via s’era fatta tutta pozzanghere: nel mezzo vi scorreva-


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