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Pagina:Zola - Il paradiso delle signore - 1936 - Mondadori.pdf/469

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il paradiso delle signore

siglio, il Bourdoncle osò fargli capire che quella ragazzuccia delle «confezioni» si faceva beffe di lui.

— Come? — domandò, pallidissimo.

— Già! ha degli amanti perfino qui.

Il Mouret ebbe la forza di sorridere.

— Non ci penso piú a lei; mi potete dunque dire tutto... Chi sono questi amanti?

— L’Hutin, dicono, e un altro delle trine, il Deloche, quel pezzo di citrullo... Non affermo, veh! non li ho visti, io. Ma pare che lo sappiano tutti.

Il Mouret, senza rispondere nulla, fingeva di riordinare i fogli sul banco, e cosí nascondeva il tremito delle mani. Finalmente, senza alzare gli occhi, disse:

— Ci vorrebbero delle prove; fate di tutto per trovarle... Oh! non me në importa mica nulla; son bell’e guarito, io! Ma nel magazzino queste cose non si possono tollerare.

Il Bourdoncle non rispose altro che questo:

— State pur tranquillo; uno di questi giorni vi porto le prove. Sto attento, non dubitate.

Allora il Mouret perse del tutto la calma.

Senza aver piú il coraggio di tornare sul discorso, visse nell’aspettazione continua d’una catastrofe che gli avrebbe spezzato il cuore. E il suo tormento lo fece terribile; tutto il magazzino ne tremò.

Non si nascondeva piú dietro il Bourdoncle; mandava via lui in persona, preso da un bisogno nervoso di sfogarsi, urlando e abusando della sua potenza che non gli serviva a nulla, dacché non appagava il suo unico desiderio.

Ogni ispezione diventava un massacro; tutte le volte che compariva, un brivido di terror pa-


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