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Pagina:Zola - Il paradiso delle signore - 1936 - Mondadori.pdf/470

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zola

nico si diffondeva da banco a banco. Comin ciava appunto il tempo invernale della vendita scarsa, ed egli ripulí le sezioni, cacciando via a gruppi gl’impiegati.

Il suo primo pensiero era stato di metter fuocosí non avrebbe saputo piú nulla; gli altri la ri l’Hutin e il Deloche; poi aveva riflettuto che scontavano per loro; tutti avevan paura. La sera, quando si trovava solo, gli occhi gli si gonfiavano di lacrime.

Un giorno poi fu un vero terrore. Un ispettore credeva d’essersi accorto che il Mignot, quello dei guanti, rubava. Al suo banco c’eran sempre certe ragazze di modi cosí strani! e ne avevano acchiappata una con i fianchi e col seno pieni di sessanta paia di guanti.

Stettero attenti; e l’ispettore poté sorprendere il Mignot in flagrante delitto, mentre si faceva complice di una bionda, già impiegata al Louvre, ed ora sul lastrico.

Era una cosa semplicissima; lui fingeva di provarle i guanti; aspettava che fosse piena zeppa del furto, e poi l’accompagnava a una cassa, dove lei ne pagava un paio.

Il Mouret, per l’appunto, ci si trovò presente.

Di solito non ci entrava in quelle avventure che si ripetevano spesso: perché, se anche fosse tutto regolato bene, c’era assai disordine in alcune sezioni, e non passava settimana che non fosse scacciato qualcuno per ladro.

La Direzione cercava anzi di abbuiare le cose piú che fosse possibile, stimando inutile chiamar le guardie, che avrebbero cosí messa in mostra una delle piaghe inevitabili nei grandi magazzini.

Ma quella volta il Mouret aveva bisogno di


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