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tra tutte quelle donne, si rimisero accanto alla sorella. Bisognava ora andare ai corredi per prendere altre quattro camicie compagne alla mezza dozzina che Teresa s’era comprata il sabato innanzi. Ma tra i banchi della biancheria ci si soffocava, ed era sempre piú difficile andare innanzi.

Alle sottovesti la folla era tutta sossopra. La signora Boutarel, che questa volta era venuta col marito e con la figliuola, andava su e giú per le gallerie fin dalla mattina per comprare a quest’ultima, cui dava marito, il corredo. A ogni compra il babbo doveva dare il suo parere; e non la finivano piú. Finalmente s’eran fermati alla biancheria, e, mentre la signorina era tutta assorta su certe mutande, la mamma era scomparsa per comprarsi un busto. Quando il Boutarel, un omaccione sanguigno, se n’accorse, lasciò la figliuola e si mise a cercarla; la trovò alla fine in uno spogliatoio davanti al quale gli offersero gentilmente una seggiola. Gli spogliatoi erano stanzini stretti, chiusi da cristalli appannati; e gli uomini, neppure i mariti, non vi potevano entrare, per un’esagerazione di decenza stabilita dalla Direzione. Delle ragazze aprivano e chiudevano alla lesta, lasciando ogni volta intravedere, nel rapido moto dell’uscio, donne in camicia e in sottana, colli nudi, braccia nude, carni grasse biancastre, carni magre gialle avorio. Una fila d’uomini aspettavano a sedere, col viso annoiato. Ma il Boutarel, quando ebbe capito, era andato su tutte le furie gridando che voleva la moglie, che voleva sapere che cosa le facevano, che non si doveva spogliare se non c’era lí lui.

Cercavano invano calmarlo; pareva che credesse che là dentro accadessero chi sa che cose! La


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