Per la trascorsa etade

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Gabriello Chiabrera

XVII secolo Indice:Opere (Chiabrera).djvu Letteratura Per la trascorsa etade Intestazione 28 luglio 2023 75% Da definire

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Questo testo fa parte della raccolta Canzoni eroiche di Gabriello Chiabrera


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LXXIV

Quando si espugnò Bona in Barberia, si feciono schiavi mille quattrocento sessanta Turchi.

VII

Per la trascorsa etade,
     Arno, tuoi figli illustri il crine adorni
     85Tra vaghi rami d’immortali allori,
     In sul depor le spade,
     Trionfando al piacer sacraro i giorni,
     In cui vestendo acciar fur vincitori,
     E nell’altrui memoria
     90Ben fondaro i trofei della lor gloria.
Quinci, non men che il vento,
     Corre drappel di barbari destrieri,
     Empiendo di stupore il popol folto;
     Lodato accorgimento;
     95Che tuffare in obblío suoi fatti alteri
     Apparisce pensier di core stolto:
     E tra’ grandi è concesso
     Onorar la virtute anco in sè stesse.

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Con qual dunque corona,
     100Bella Flora, nel sen delle tue mura
     Farassi onore eterno al dì presente,
     In cui l’orribil Bona
     Dentro nembo di pianto il ciglio oscura
     Per gli aspri assalti di tua nobil gente?
     105Certo in Dedalei marmi
     Déi le prove scolpir di sì belle armi.
E se feroce in guerra
     Cosmo ara il mare, ed orgogliosi liti
     Fa tremar di suo nome in strani modi;
     110E noi lunge da terra
     Varchiamo, Euterpe, e trascorriamo arditi
     Il profondo oceán delle sue lodi:
     Ma non verso l’aurora,
     Sol verso Libia oggi volgiam la prora.
115Deh sarpa, e lascia il porto;
     Né ti punga pensier che si prepari
     L’arida Invidia a suscitar tempesta.
     Hanno gli eroi conforto,
     Se imperversando, a renderli più chiari,
     120L’acerbissimo mostro il calle infesta;
     Virtù non combattuta
     Trova la Fama o taciturna o muta.
Già Greco stuolo invitto
     Trascorse d’oceán lunghi vïaggi,
     125Di che il mondo ascoltando anco s’ammira,
     E per l’alto tragitto,
     Nel più sublime ciel tra’ vaghi raggi,
     La celebrata nave oggi si mira;
     E ben lunge da Lete
     130Se ne vola Giason tra l’aure liete.
Ei prese a scherno l’onde,
     Soverchiò l’invincibili percosse
     Di quei mai sempre formidabil scogli;
     Corse barbare sponde,
     135Ed in risco mortal nulla si mosse
     Di straniero tiranno a’ crudi orgogli;
     E spense in gran Teatro
     Forti guerrier per incantato aratro.
È ver; ma per tal via
     140Chi trasse l’orme dell’Achéo guerriero?
     La cagion dell’oprar corona l’opra.
     Se ’l vero non s’obblía,
     Del tesor sì famoso il vello altero
     Ad ogn’altro desire andò di sopra;
     145E ricchezza, possente
     Sul cor del vulgo, gl’ingombrò la mente.
Il Signor de’ miei versi
     All’onorate vele aura non spande,
     Male adescato da vaghezze avare;
     150Ma stima ben dispersi
     I tributi raccolti, ond’egli è grande,
     A far sicure l’ampie vie del mare;
     E perchè allegri il seno
     Varchino i nocchier nostri il gran Tirreno.
155Quinci ei gonfia la tromba,
     Onde a Nettun nel grembo ogni orgoglioso,
     Palpitando d’orror, cangia sembiante;
     E con bronzi rimbomba,
     Tal che scuote le sponde al mar spumoso
     160Dalle foci d’Oronte al vasto Atlante;
     Ed ivi empionsi i Tempi,
     Schermo pregando a’ paventati scempi.
Ma fia che d’Elle il varco
     Un dì s’allarghi all’animoso volo
     165Delle navi a ragion tanto temute:
     E già d’angoscia carco
     Il popolo di Bona innalza il duolo,
     Ne sa, lasso, tener le labbra mute;
     E fa stridendo auguri
     170Dell’aspettato mal su i dì futuri.
Sferzisi il carro aurato
     Dell’acceso Flegonte, e di Piróo
     Al desiato dì giungansi l’ali;
     Che io tra’ bei lauri ornato
     175Ardo di saettar sul lito Eóo
     D’Apollinea faretra inni immortali;
     E far per piaga eterna
     Fremere Invidia nella valle inferna.