Fia che altri forse

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Gabriello Chiabrera

XVII secolo Indice:Opere (Chiabrera).djvu Letteratura Intestazione 28 luglio 2023 75% Da definire

Per la trascorsa etade Secondimi bel vento
Questo testo fa parte della raccolta Canzoni eroiche di Gabriello Chiabrera


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LXXV

Quando si sorprese Biscari in Barberia, e Chierma in Natolia, e fecersi altre imprese nelle marine d’Africa e di Levante, con ottocentonovanta schiavi Turchi.

VIII

Fia che altri forse
     Vada cantando
     Per entro il suo pensiero
     L’età che corse
     5Nel mondo, quando
     Saturno ebbe l’impero.
     Allor non d’oro inghirlandato i crini
     Alcun regnante apparse;
     Nè cupido cosparse
     10Sul riverito scettro Indi rubini;
     Nè depredaro
     Strane pendici
     Le mansuete genti;
     Ma si stimaro
     15Ricchi e felici
     Pur con greggie ed armenti.
Allor donzella
     Per ôr superba
     Non impiagava un core;
     20Ma pastorella
     Scalza infra l’erba
     Tendea l’arco d’amore;
     Nè di Parnaso il popolo, ingegnoso
     Fabbricator di carmi,
     25Cantò gli assalti e l’armi
     Del fiero Marte a verginelle odioso;
     Anzi tra’ venti
     Su verde riva,
     Là ’ve l’onda scendea,
     30Disse i tormenti,
     Di che gioiva
     Titiro e Galatea.
Sì fatta etade
     Altrui diletti.
     35Vario è l’umano ingegno:
     Cantar beltade
     Fra rozzi tetti
     Me moverebbe a sdegno:
     Me palme a celebrar di Duci invitti
     40Nobil vaghezza accende;
     E a gir dove risplende
     Di marmi e d’ôr l’incomparabil Pitti;

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     Altera sede,
     Ove è ben noto
     45Cosmo in armi possente;
     Caro alla Fede,
     D’Astrea divoto,
     E pur sempre clemente.
Rettor superno,
     50Cui trema il mondo,
     Cui l’alto Olimpo adora,
     Col guardo eterno
     Rendi giocondo
     Via più suo scettro ognora:
     55Ne sol fassi per me calda preghiera
     A tua bontà divina;
     Nè solo a te s’inchina
     Perciò d’Arno real l’ampia riviera:
     Ma quanto inonda
     60Tra spume avvolta
     L’Italïana Teti,
     Ed ogni sponda,
     Ove s’ascolta
     Di Dio gli alti decreti.
65Alma cortese
     Ver chi le giova
     Larga esser suol d’onore;
     Ma qual s’intese
     Nel mondo prova
     70D’altrui giovar maggiore
     Che spalmar selve, e stancar schiere armate,
     E dispensar tesori,
     Togliendo a’ rei furori
     Le braccia de’ cristiani incatenate?
     75Certo fra’ mali,
     Che altrui gioire
     Han di guastar virtute,
     Gli egri mortali
     Non san soffrire
     80Peggio che servitute.
Ed io pur vidi
     Freschi Aquiloni
     Gonfiar vele Tirrene;
     E forti e fidi
     85Toschi Campioni
     Scior barbare catene;
     Onde dell’Asia e della Libia i mari
     Lascian popoli folti,
     E tornano disciolti
     90Ad adorar presso i paterni altari.
     Algier l’afferma,
     Biscari insieme,
     Che n’han bassa la fronte;
     Ne men Chierma
     95Col mar che freme
     D’intorno a Negroponte.
Ad ampia gloria
     Ben lungo canto
     Melpomene apparecchia;
     100Breve memoria
     Di lungo vanto
     Chiede ben dotta orecchia.
     Or dove dunque volgeremo i passi?
     Là ’ve prudenza chiama.
     105Piume rinforza, o Fama,
     A’ tuoi gran piè di camminar non lassi,
     Ed al gran tergo:
     Poi tra le sfere
     Va de’ superni chiostri,
     110Ove hanno albergo
     L’anime altere
     De’ gran Medici nostri.
Forma tai note
     Tra gli almi eroi,
     115Già tanto illustri in terra;
     Di’ che il nipote
     Nei sentier suoi
     Dall’orme lor non erra;
     Che i raggi, onde rifulge alto Loreno,
     120Intentamente ei mira,
     E che il guardo non gira
     Dai lampi, onde rifulge Austria non meno:
     Mai sempre avverso
     Alle bevande,
     125Con che Circe avvelena;
     E sordo inverso
     Al suon che spande
     Qual più scaltra Sirena.