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Pagina:Ghislanzoni - Abrakadabra, Milano, Brigola, 1884.djvu/292

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Di là a quindici giorni, giusta la profezia del Deladromo, la superficie del globo terrestre era sparita sotto uno strato di acque.

E al sedicesimo giorno, il pianeta Osiride ricominciò il suo moto ascendente, e le piogge cessarono, e uno splendido sole sfolgorò sulla muta solitudine.

E in appresso spuntarono dalle acque le cime dei nuovi monti; e due esseri umani, forniti di ali, uscendo dall’ultimo battello di scampo, dove l’Albani, fratello Consolatore e Glicinia erano periti, drizzarono il volo ad uno scoglio...

E su quello scoglio, i due alati, che si chiamavano Rondine e Lucarino, con assicelle e fogliami depositati dalle acque edificarono la loro capanna e vissero parecchi mesi di pescagione. E Rondine, di là a un anno, concepì...

E Lucarino si rallegrava pensando: nostro figlio avrà le ali come noi, e così sarà dei nostri discendenti, E il figlio di Rondine nacque senza ali, perché l’uomo alato sarebbe un mostro; e Lucarino, turbato da gravi sospetti, pianse amaramente.

E in seguito, Rondine e Lucarino ebbero degli altri figliuoli d’ambo i sessi, i quali crebbero e si moltiplicarono sulla faccia della terra, per rinnovare le stravaganze e le follie delle generazioni ignorate che li avevano preceduti.

fine.