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Il Parlamento del Regno d'Italia/Bartolomeo Cini

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Bartolomeo Cini

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Cesare Cantù Carlo Corradino Chigi
Questo testo fa parte della serie Il Parlamento del Regno d'Italia


Bartolomeo Cini.

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CINI BARTOLOMEO


deputato.


È di Pistoja ed appartenente ad una famiglia che ha saputo crearsi mediante l’industria di fabbriche di carta, una posizione e un’influenza incontestabili nel proprio paese.

Le qualità di mente che distinguono il deputato Cini, e il suo patriottismo illuminato hanno inoltre valuto a designarlo agli elettori di quel collegio per sceglierlo a proprio rappresentante. Non si può rimproverare al Cini ciò di cui si fa generalmente debito ai Toscani, cioè d’esser soverchio parlatore. — Il Cini, al contrario, non prende che molto di rado a discorrere, e quando lo fa, non manca di una certa eloquenza. E per prova non abbiamo che a citare il suo discorso in risposta all’onorevole Cordova, quando questi, in qualità di ministro d’agricoltura e commercio, proponeva la sua legge sull’oro, e lanciava contro i Toscani l’accusa di chineseria perch’essi preferivano servirsi delle monete d’argento. Il Cini gli ribattè il chiodo a dovere, e il Cordova, malgrado l’inesauribile facondia di cui madre natura l’ha dotato, non riuscì a parare il colpo che dando addietro.

Il Cini è uno dei più ragguardevoli membri dell’antica maggioranza; è inoltre un deputato diligente, che lavora negli uffici e ch’è spesso nominato a relatore di commissioni; vi è in esso la stoffa di un ministro.