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Fiore/CCXX

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CCXIX CCXXI
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CCXX

[Venere e Vergogna.]

     Venusso, che d’assalire era presta,
sí comanda a ciascun ched e’ s’arrenda
o che la morte ciascheduno attenda,1
4ch’ell’ha la guarda lor tratutta presta.
E sí lor ha giurato per sua testa,
ched e’ non fia nessun che si difenda
ch’ella de la persona no gli affenda;
8e cosí ciaschedun si ammonesta.
     Vergogna sí respuose: «I’ non vi dotto.
Se nel castel non fosse se non io,
11non crederei che fosse per voi rotto.
Quando vi piace, intrate al lavorio.
Giá per minacce non mi ’ntrate sotto,
14né vo’ né que’ che d’amor si fa Dio».

Note

  1. [p. 382 modifica]son. 220, v. 3. Le stampe «e che la sua mercé ciascuno attenda». Ma il ms. ha «O che la mercie ciascheduno a.»; e il senso impone la nostra correz. di mercie (che anche in altre antiche rime ho trovato sostituito indebitamente a morte).