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Adiecta (1905)/I/II

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Benedicimus te

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BENEDICIMUS TE



Forme divine, su l’are candide
     liete di fiori, benedicevano
     i Numi. Ne’ sacri laureti
     4sonavan gl’inni giulivi, gl’inni

a la bellezza. Fuggìano a i salici
     le driadi bianche, mal de le spendide
     nudità vietando a i mortali
     8la dilettosa vista e il trionfo,

e da ’l sereno ciel sorridevano
     miti su l’uomo gli dèi benefici;
     e l’uomo signor de la terra
     12si sentìa forte, si sentìa grande,

allor che un vento nero, da gli aridi
     monti di Giuda, soffiò su i popoli,
     curvò le loro teste a ’l suolo,
     16rovesciò i templi distrusse l’are,

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e i simulacri giocondi caddero
     de gli arsi lauri sopra le ceneri.
     Cessaron gl’inni e il dolore
     20pesò su ’l mondo de i penitenti.

Dove le ninfe procaci tesero,
     chiedendo amore, le braccia rosee,
     fu visto ghignare il Nimico,
     24furon sentite grida d’inferno,

e l’uomo pianse stancando gli omeri
     sotto la croce per lunghi secoli,
     non più regnator de la terra,
     28ma servo abietto di vane fole;

quando là dove l’onda cerulea
     de ’l Reno a ’l Tauno corre più rapida,
     là dove ne’ fonti e ne’ cori
     32viveano ancora le bianche ondine,

un uomo curvo sopra le tessere
     di piombo, assorto ne la nova opera
     de ’l torchio, rinvenne il segreto,
     36trovò la forza liberatrice.

A poco a poco, su da le pagine
     impresse, vivo levossi l’alito
     d’una giovinezza novella
     40e il santo grido de la rivolta.

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A poco a poco gli dèi rivissero,
     mentre i fantasmi giudei svanivano,
     e l’uomo, gittato il cilicio,
     44si sentì ancora signor de ’l mondo.

Te benedetto, per cui siam liberi,
     per cui siam grandi, torchio di Guttemberg!
     Benedetto il tuo sacro legno,
     48poi ch’egli vinse quel de la croce!