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Annali d'Italia dal principio dell'era volgare sino all'anno 1750/262

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Anno 262

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Anno di Cristo CCLXII. Indizione X.
DIONISIO papa 4.
GALLIENO imperadore 10.
Consoli

PUBLIO LICINIO GALLIENO AUGUSTO per la quinta volta e FAUSTINO.

Un di coloro che, alzata bandiera contra di Gallieno Augusto, si fecero proclamar Imperadori, fu Marco Fulvio Macriano2325, da noi più volte nominato di sopra, personaggio nato bassamente, ma che, salendo per varii gradi militari, acquistò il credito di essere il più valoroso e prudente generale che si avesse allora l’imperio romano. Arrivò costui sì avanti, che Valeriano Augusto, siccome già accennai, non avea persona più confidente di lui, e da lui appunto fu mosso a perseguitare i cristiani2326. Perchè avea imparata la magia dai maghi egiziani, ha sospettato taluno ch’egli fosse di quella stessa nazione. A lui diede Valeriano il comando dell’armata, allorchè infelicemente prese a far guerra a’ Persiani, e per opinione di alcuni tradito fu da lui. Tradì egli ancora il di lui figliuolo Gallieno. Imperocchè dopo la prigionia di Valeriano, giacchè nulla era stimato Gallieno, i soldati della Soria cominciarono, secondochè scrive Trebellio Pollione2327, a trattar di voler un principe atto a sostenere l’imperio. Furono a consiglio su questo Macriano e Servio Anicio Balista, ch’era stato prefetto del pretorio sotto Valeriano, ed esercitava allora la carica anch’egli di generale. Fu d’avviso Balista che niun fosse più atto di Macriano al comando dell’armi e al governo dell’imperio romano. Se ne scusò Macriano con dire di esser vecchio e zoppo; ma perchè avea due suoi figliuoli giovani, già tribuni, e di singolar bravura, cioè Quinto Fulvio Macriano e Gneo Fulvio Quieto, fu conchiuso che il braccio di questi due figliuoli supplirebbe all’età2328 del padre; e però Macriano venne acclamato Imperadore Augusto, ed egli appresso promosse alla medesima dignità i due suoi figli. Di tutti e tre resta memoria nelle antiche medaglie2329. Trebellio Pollione2330 vuole che Macriano usurpasse l’imperio, essendo consoli Gallieno e Volusiano, cioè nell’anno precedente 261. Al padre Pagi2331 parve questo un errore o dello storico o del testo, perchè, secondo lui, nell’anno 259 accade la disgrazia di Valeriano, nè tanto potè restar l’armata di Soria senza capo. Ma siccome abbiam detto che non regge l’opinione del Pagi intorno all’anno della cattività di Valeriano, così nè pur sussiste il negar qui fede a Trebellio. Già si è detto che Valeriano cadde in man dei Persiani nell’anno 260. Che poi non succedesse sì tosto l’usurpazione da Macriano fatta dell’imperio, si può ricavar da Zonara2332. Scrive questo autore che dopo la sventura di Valeriano i Persiani senza paura d’alcuno portarono l’armi vincitrici per la Soria, per la Cilicia e Cappadocia: il che vien confermato da Eusebio Cesariense2333. Presero la nobilissima città d’Antiochia capitale della Soria; poi Tarso insigne città della Cilicia. Quindi misero l’assedio a Cesarea di Cappadocia, la qual si crede che contenesse allora quattrocento mila anime. Gran difesa fu fatta da que’ cittadini, essendo lor capitano Demostene, uomo di gran cuore, e forse l’avrebbono scappata, se un certo medico fatto prigione, per non poter reggere ai tormenti, non avesse rivelato ai nemici un sito, per cui entrati una notte, [p. 907 modifica]fecero una strage immensa di quei cittadini. Demostene lor capitano, essendovi ordine di prenderlo vivo, salito a cavallo, ed imbrandito lo stocco, si cacciò per mezzo ai Persiani, ed atterratine non pochi, ebbe la fortuna di salvarsi. Gran quantità di prigioni fu fatta da’ Barbari nella presa di quella città, e tutti appena provveduti di tanto cibo che bastasse a tenerli in vita, e senza poter bere acqua se non una volta al giorno, come si fa colle bestie. Finalmente i Romani fuggiti elessero per lor capitano un Callisto (il Tillemont2334 sospetta che Zonara voglia dire Balista), il quale, trovando sbandati i Persiani, diede loro assai busse in varii incontri, e prese anche le concubine del re Sapore con delle grandi ricchezze. Per queste percosse si affrettò Sapore a ricondursi ne’ suoi paesi, seco menando l’infelice Valeriano. Ora cotali imprese richieggono del tempo, nè si vede che Macriano se ne impacciasse punto; e però fondatamente si può credere ch’esso Macriano solamente nell’anno 261, siccome attesta Zonara, fosse acclamato Imperadore. Credesi che egli regnasse in Egitto; ma, se ciò è vero, non dovette ivi piantare la sua signoria senza spargimento di sangue, facendo menzione san Dionisio vescovo alessandrino presso Eusebio2335 d’un’atroce guerra civile che circa questi tempi afflisse la città d’Alessandria, susseguita poi da una terribil peste. Che il dominio di Macriano si stendesse quasi per tutta l’Asia, abbiamo motivo di crederlo senza difficoltà; ed ivi egli comandò per più d’un anno. Pensava probabilmente Macriano di incamminarsi alla volta di Roma, e di passare lo stretto di Bisanzio colla sua armata2336; ma perchè ben prevedeva che Publio Valerio Valente, creato proconsole dell’Acaia da Gallieno, uomo d’alto affare e suo particolar nimico, gli avrebbe fatta opposizion nel passaggio, mandò un personaggio di gran credito, cioè Lucio Calpurnio Pisone Frugi2337, per ammazzarlo. Se ne accorse Valente, e non sapendo come meglio sottrarsi ai pericoli, si fece proclamar Augusto2338, e regnò qualche tempo nell’Acaia e Macedonia. Non andò più innanzi Pisone, ma ritiratosi nella Tessaglia, giacchè vedea tanti che usurpavano l’imperio, ne volle anch’egli la sua parte, con prendere il titolo d’Imperadore e di Tessalico in quella contrada. Ma spedita una man di soldati da Valente, levò di vita Pisone, e Valente stesso fu anch’egli da lì a poco ucciso da’ suoi soldati. V’ha delle inverisimiglianze in questi racconti; ma più ancora inverisimile a me sembra il dirsi da Trebellio Pollione2339, che saputosi in Roma la morte di questi due personaggi nel dì 25 di giugno, il senato decretò gli onori divini a Pisone, con dire che non si potea trovar uomo migliore e più costante di lui. Come mai questo, se è vero ch’egli usurpasse l’imperio contra di Gallieno padrone di Roma? Nello stesso decreto disse il console di confidare che Gallieno, Valeriano e Salonino sieno nostri imperadori: intorno alle quali parole han disputato più letterati, per determinare chi fossero Valeriano e Salonino, e se tutti godessero allora il titolo d’imperadori: il che è difficile da stabilire per varii motivi. Ora Macriano, messa insieme un’armata di quarantacinque mila combattenti, e lasciato Quieto Augusto suo secondo figliuolo, assistito da Balista, al governo della Soria, marciò verso l’Europa, e passò il mare a Bisanzio. Ma fosse nell’Illirico, o pure nelle estremità della Tracia, gli venne a fronte Marco Acilio Aureolo con altro più poderoso esercito, per dargli battaglia, e segui ancora qualche menar di spade2340. Trattandosi [p. 909 modifica]di altri Romani, non voleva Aureolo lasciar la briglia a’ suoi, sperando che quei di Macriano verrebbono dalla sua parte, perchè avea fatta la chiamata, e forse guadagnato alcuno dei contrarii uffiziali. Ma quei non si movevano. Per avventura venne ad imbrogliarsi e a chinar la bandiera uno degli alfieri di Macriano; non vi volle di più perchè gli altri alfieri, credendo ciò fatto non per azzardo, ma per ordine de’ capitani, abbassarono anch’essi le insegne, e andarono in numero di trenta mila ad unirsi con Aureolo2341, acclamando l’imperador Gallieno. Accortosi dipoi Macriano che anche gli altri restati con lui titubavano, li pregò di non voler dare sè stesso e il figlio Quinto Fulvio Macriano in mano di Aureolo. Il compiacquero essi con ammazzar lui e il figliuolo; e, ciò fatto, passarono anch’essi all’armata di Aureolo. Trebellio Pollione dà la gloria di questo fatto a Domiziano, valoroso capitano d’esso Aureolo, facendosi credere che Aureolo non v’intervenisse in persona. Da san Dionisio Alessandrino2342 si ricava che la caduta di Macriano, per cui restò l’imperadore Gallieno libero da un nemico che gli facea gran ribrezzo, accadde nell’anno nono dell’imperio d’esso Gallieno, e però nel presente. Si vuol qui aggiungere che restò tuttavia padrone di quasi tutte le provincie orientali Gneo Fulvio Quieto, dichiarato, come già dissi, Augusto da Macriano suo padre. Stavagli a’ fianchi Balista, personaggio di gran senno e di sperimentato valore. Ma giunta la nuova che il di lui padre e fratello erano stati vinti e tolti dal mondo, cominciarono le città dell’Oriente l’una dopo l’altra a ritirarsi dall’ubbidienza di Quieto. Zonara2343 pretende che Odenato da Palmira, di cui parleremo fra poco, quegli fosse che, assediato Quieto nella città di Emesa, l’uccidesse. Trebellio Pollione2344 sembra piuttosto attribuire la di lui morte ai soldati che Aureolo avea spedito per prenderlo vivo. Quanto a Balista, o egli se ne fuggì, o per mezzo di qualche accordo ebbe la facoltà di ritirarsi. Anch’egli, scrivono che prendesse dipoi il titolo d’Imperadore Augusto in qualche parte dell’Oriente, e si mantenesse sino all’anno 264. In fatti v’ha qualche medaglia2345 che cel rappresenta Augusto. Ma io torno a desiderare che le medaglie di tanti tiranni vivuti in questi tempi sieno tutte legittime e vere, perchè non son mancati di coloro che, per farsi ben pagare dai dilettanti di sì fatte anticaglie, han saputo formar di pianta monete simili alle antiche col mutar le loro iscrizioni. Trebellio Pollione confessa ingenuamente di non sapere se Balista prendesse sì o no la porpora; ed esservi scrittori che asseriscono essersi egli ritirato ad una vita privata. Quel che è certo, egli fu dipoi ucciso, chi dice per ordine di Odenato, e chi dai soldati di Aureolo, con riferire la di lui morte all’anno 264: circostanze tutte dubbiose, e che non si possono chiarire. Noi sappiamo ancora che dopo la morte d’Ingenuo tiranno Quinto Nonio Regilliano nell’Illirico2346 si sollevò e prese il titolo d’Imperadore Augusto. Costui, siccome di sopra accennai, fece di molte prodezze contra dei Sarmati, e ricuperò l’Illirico, che per la dappocaggine di Gallieno era quasi tutto perduto. Ciò dovette avvenire prima di usurpar l’imperio; ma in qual tempo egli l’usurpasse, nol possiamo determinare; e noi vedremo fra poco che anche Aureolo prese il titolo d’Augusto nel medesimo Illirico. Per quel che scrive Trebellio, fu un accidente che costui fosse promosso all’imperial dignità dai soldati, i quali, scherzando sul nome di Regilliano,

no match

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trovarono che Dio gli avea dato questo nome, acciocchè divenisse re, e per questo l’acclamarono Augusto. Ma quei medesimi soldati poi per timore della crudeltà di Gallieno, già provata nella ribellion d’Ingenuo, e per le premure di quei popoli che non voleano quel peso addosso, diedero ad esso Regilliano la morte.