Annali d'Italia dal principio dell'era volgare sino all'anno 1750/280

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Anno 280

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Anno di Cristo CCLXXX. Indiz. XIII.
EUTICHIANO papa 6.
PROBO imperadore 5.
Consoli

MESSALA e GRATO.

Un marmo rapportato dal Malvasia2621 ci fa vedere un Lucio Pomponio Grato due volte console. Non è improbabile che ivi si parli del console dell’anno presente. Lasciato ch’ebbe lo Augusto Probo in una invidiabil pace l’Oriente, se ne ritornò in Europa. Fermatosi nella Tracia, ricorsero a lui i Bastarni, popolo barbaro abitante verso le bocche del Danubio, forse perchè [p. 993 modifica]cacciati dai lor nemici, o pure per migliorar di paese, chiedendogli abitazione nelle terre romane, e promettendo fedeltà2622. A cento mila di costoro assegnò Probo campagne da coltivar nella Tracia, e costoro da lì innanzi furono assai fedeli al romano imperio. Non così fu de’ Gepidi, Grotunghi, o sieno Trutunghi, e Vandali, molte migliaia de’ quali ottennero anch’essi di fissar il piede nelle provincie romane, acciocchè le popolassero. Imperciocchè costoro, appena videro occupato Probo in guerreggiar contro ai tiranni (de’ quali fra poco parlerò), che si rivoltarono, e, parte per terra, parte per mare, gravissimi danni recarono a più contrade romane. Fu perciò obbligato dipoi l’imperadore Probo a volgere l’armi contra di que’ masnadieri, con opprimerli sì fattamente, che pochi ne ritornarono vivi all’antico loro paese. Abbiamo nondimeno da Zosimo che una parte de’ Franchi, la quale si era stabilita nel paese romano, fatta una sollevazione e raunata gran copia di navi, infestò la Grecia; passata dipoi in Sicilia, vi prese la città di Siracusa con grande strage di que’ cittadini; ed infine respinta dall’Africa, ebbe la fortuna, uscendo probabilmente dallo stretto di Gibilterra, di ritornarsene sana e salva nella Germania. Ancorchè manchino lumi per accertare il tempo in cui seguì e terminò la ribellion di Saturnino, parlandone Eusebio2623 sotto quest’anno, e non dissentendo Vopisco2624, a me non disdirà il farne qui parola. Vedemmo già un Saturnino tiranno sotto Gallieno; per consenso di tutti gli antichi storici2625, un altro di tal nome si sollevò a’ tempi di Probo. Trovansi medaglie2626, nelle quali l’un di essi è chiamato Sesto Giulio Saturnino, e l’altro Publio Sempronio Saturnino , amendue col titolo di Augusti, senza potersi ben chiarire qual d’essi appartenga al regno di Probo. Secondo il Tillemont2627, Sesto Giulio par quegli che in questi tempi si rivoltò. Zosimo il fa nato nella Mauritania; Vopisco cel dà oriondo dalle Gallie, cioè da un paese inquietissimo e facile a crear dei nuovi principi e a scuotere il giogo. Però Aureliano2628, avendolo fatto comandante dell’armi nelle frontiere dell’Oriente, specialmente ordinò che costui non entrasse mai nell’Egitto, ben conoscendo il carattere de’ Galli, e l’inquietudine e vanità degli Egiziani, avidi sempre di cose nuove. Si era segnalato Saturnino in varii posti militari e in diverse occasioni di guerra, di modo che egli si vantava di aver estinte le turbolenze delle Gallie, liberata l’Africa dalle mani de’ Mori, e data la pace alle Spagne. In somma era creduto il più bravo generale che si avesse a’ suoi di Aureliano. Probo Augusto lo amava anche egli forte, e fidavasi assaissimo di lui. Avea inoltre costui cominciato a fabbricare una nuova città in Antiochia, o pure un’Antiochia nuova2629, in non so qual paese. Ma essendo egli andato in Egitto contro il divieto, il popolo troppo volubile d’Alessandria lo acclamò improvvisamente Augusto. Saturnino, per operar da uomo di onore, fuggì di colà, e si ritirò nella Palestina; ma quivi tanto gli dovettero picchiar in capo gli amici suoi, rappresentandogli il pericolo di vivere privato dopo un tal fatto, che si lasciò indurre a prender la porpora e il titolo d’Augusto. Per altro, si dice2630 che egli mal volentieri si riducesse a questo; e fra le acclamazioni del popolo gli cadevano le lagrime dagli occhi, considerando gl’imminenti pericoli; e a chi gli facea coraggio, tenne un bel discorso intorno alla miseria de’ regnanti, e riconobbe [p. 995 modifica]che questo passo il menava alla morte. Pretende Zonara2631, tale essere stato l’amore e la fiducia che a questo generale professava Probo, che fece punir come calunniatore il primo che portò la nuova della di lui ribellione. Gli scrisse anche più lettere per assicurarlo della sua grazia; ma prevalendo le insinuazioni di chi sosteneva non doversi egli fidar di sì belle parole, non si seppe arrendere. Pertanto colà inviò l’Augusto Probo un corpo di milizia, a cui molte altre si unirono, abbandonando Saturnino, il quale, assediato in un forte castello, restò in fine preso, e gli fu reciso il capo contro la volontà di Probo: con che tornò la calma nell’Oriente e nell’Egitto. A questi medesimi tempi mi sia lecito di riferir anche la ribellione di Procolo e di Bonoso, esposta da Vopisco2632, ed appena accennata da Aurelio Vittore2633 e da Eutropio2634. Era Tito Elio Procolo2635 nativo di Albenga nella Riviera di Genova, avvezzo dai suoi maggiori al mestier de’ ladroni, in cui era divenuto sì ricco, che al tempo della sua rivolta potè mettere in armi due mila de’ suoi proprii servi. Datosi alla milizia, giunse ad essere tribuno di varie legioni, e bei fatti d’arme si contavano di lui, non men che brutti della sua abbominevole lussuria. Trovavasi egli in Colonia, e dicono che, giuocando agli scacchi, per burla un soldato o buffone il chiamò Augusto, e portata una veste di lana di color di porpora, gliela mise addosso; e che per tal atto sul timore di gastigo egli tentò l’esercito, e trovatolo condiscendente, assunse daddovero il nome di Augusto. Credesi che a questo salto più d’ogni altro lo animasse la moglie sua, donna d’animo virile, e che poi fu nominata Sansone. Anche i Lionesi, disgustati di Aureliano per i mali trattamenti ricevuti da lui, confortarono costui a prendere la porpora. Per attestato di Vopisco2636, la Gallia Narbonese, le Spagne e la Bretagna a lui si sottomisero, ed avendo in que’ tempi gli Alemanni fatta una incursione nelle Gallie, Procolo li disfece in più volte. Ma rimase anch’egli disfatto dall’armata che contra di lui inviò Probo, dalla quale perseguitato sino ai confini, si raccomandò all’aiuto dei Franchi, ma questi il tradirono, ed egli perdè la vita. Non diverso fine ebbe un altro ribello, cioè Bonoso2637, che osò di farsi dichiarar Imperadore. Costui era nato in Ispagna, ma originario dalla Bretagna, e la madre sua procedeva dalla Gallia. Oltre al credito di essere un bravo uffiziale, godeva ancor l’altro di essere un solennissimo bevitore. Quando più ne tracannava, più fresco sempre appariva, in guisa che Aureliano imperadore ebbe più volte a dire: Costui non è nato per vivere, ma per bere. Se ne serviva quell’Augusto per cavare i segreti degli ambasciadori de’ Barbari, restando essi ubbriachi, ed egli no. Ma perciocchè, comandando egli l’armi romane al Reno, per poca guardia de’ suoi riuscì ai Germani di bruciar la flotta romana esistente in quel fiume, per timore d’esserne gastigato, si fece proclamar Imperadore2638. Pare che ciò succedesse nel tempo che Procolo si era anch’egli ribellato, e che unitamente si sostenessero contro le forze di Probo. Attesta Vopisco che occorsero varii combattimenti per atterrar questo tiranno, il quale in fine terminò la sua vita sopra una forca, con dire allora la gente: Mirate là pendente non un uomo, ma un gran fiasco. Zosimo poi2639 e Zonara2640 fanno menzione della ribellione di un governatore della Bretagna, senza nominarlo. Del che [p. 997 modifica]avvertito Probo, ne fece querela a Mauro Vittorino, perchè sulla raccomandazione di lui gli avesse dato quel governo. Vittorino per questo andò a trovare in Bretagna l’amico, ed ebbe maniera di farlo trucidare. Qualche sedizion di gladiatori fu anche in Roma, e con esso loro si unirono molti della plebe romana, laonde fu d’uopo che Probo mandasse dell’armi a Roma per soggiogarli. Il che pienamente gli riuscì.