Annali d'Italia dal principio dell'era volgare sino all'anno 1750/287

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Anno 287

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Anno di Cristo CCLXXXVII. Indizione V.
CAIO papa 5.
DIOCLEZIANO imperadore 4.
MASSIMIANO imperadore 2.
Consoli

CAIO AURELIO VALERIO DIOCLEZIANO per la terza volta e MARCO AURELIO VALERIO MASSIMIANO.

Prefetto di Roma2715 fu in questo anno Giunio Massimo, da noi veduto console. Un medaglione illustrato dall’incomparabile cardinal Noris2716, e [p. 1017 modifica]battuto in quest’anno, ci rappresenta Diocleziano e Massimiano Augusti, condotti in una carretta trionfale: segno che essi celebrarono qualche trionfo, oppure che questo fu loro decretato dal senato. Ciò vien creduto fatto o per le vittorie riportate nel precedente anno da Massimiano contra le nazioni germaniche accennate di sopra, oppure per qualche altra guadagnata contra de’ Persiani, siccome dirò, ovvero contra de’ Franchi e Sassoni2717, i quali per mare faceano delle scorrerie nell’Oceano contro le Gallie. Certamente Mamertino2718, per lodar Massimiano, scrive (probabilmente con iperbole e adulazione oratoria) che erano seguiti innumerabili combattimenti nelle Gallie contra de’ Germani, con aggiugnere che costoro dipoi giunsero nel dì primo di quest’anno fin sotto le mura di Treveri. Massimiano, che quivi era a quartier di verno, e solennizzava l’ingresso del suo consolato, prese l’armi, si scagliò contra di loro, e li mise in rotta. Venuta poi la primavera, valicò il Reno, portando la guerra in casa de’ medesimi Barbari, devastando quel paese con loro gran danno. Il movimento poco fa accennato dei Franchi e Sassoni per mare contra le Gallie ebbe principio nell’anno precedente. Massimiano non perdè tempo ad allestire anch’egli una flotta di navi per opporla a quelle barbare nazioni, e ne diede il comando a Carausio, uomo bassamente bensì nato fra i popoli Menapii2719 nella Fiandra, oppur nel Brabante, ma di gran credito, specialmente nel condurre navi e far battaglie marittime. Che costui desse delle percosse a que’ corsari, pare che si ricavi dal panegirico di Mamertino. Ma a poco a poco si venne scorgendo che Carausio prendea gusto a continuar la guerra in vece di estinguerla, lasciando che i Franchi e i Sassoni venissero a spogliar le contrade romane, per poscia tor loro il bottino, senza pensare a restituirlo a chi si dovea. Ordinò perciò Massimiano colla consueta fierezza che gli fosse tolta la vita. Trapelò quest’ordine, ed avvisatone Carausio, provvide a sè stesso col condur tutta la flotta a lui raccomandata nella Bretagna, dove tratte nel suo partito le milizie romane di guarnigione in quella grand’isola, si fece acclamare Augusto. Il Noris crede ciò fatto nell’anno presente, ed è seco Eusebio2720. Il Pagi2721 nel precedente. Diedesi poscia Carausio a far preparamenti per sostenersi in quel grado, fabbricando nuovi legni, facendo leve di gente e tirando al suo servigio una gran copia di Barbari, a’ quali insegnò l’arte di combattere in mare. Perchè nel medaglione prodotto dal Noris si vede tirato il carro trionfale da quattro elefanti, potrebbe ciò piuttosto indicar vittorie riportate da Diocleziano in Levante contra de’ Persiani. Certo è ch’egli marciò a quella volta, non volendo soffrire che Narseo, o Narse, re di Persia (altri dicono Vararane II) avesse2722 dopo la morte di Caro Augusto occupata la Mesopotamia, e se la ritenesse. Sembra in oltre che l’armi persiane fossero penetrate nella Soria, e ne minacciassero la stessa capitale Antiochia. Chiaramente scrisse Mamertino che i Persiani, o pel terrore o per la forza dell’armi romane, si ritirarono dalla Mesopotamia, e si vide obbligata quella nazione ad aver per confine il fiume Tigri. E verisimilmente fu in quella occasione che il re loro inviò dei ricchi presenti a Diocleziano, con parere eziandio che seguisse pace fra loro. Certamente la storia non ci esibisce per molti anni dissensione alcuna fra i Romani e i Persiani; e però [p. 1019 modifica]sembra che Diocleziano ottenesse l’intento suo, non solo di ricuperar le provincie e città perdute in Oriente, ma di lasciar quivi anche la quiete. Convien nondimeno confessare che troppo difficil cosa è il riferire a’ suoi proprii anni le imprese di questi due imperadori, perchè d’esse fanno bensì menzione i panegiristi d’allora, ma senza ordine di tempi. Perciò può essere che appartenga all’anno seguente, come pensò il Tillemont2723, la guerra fatta da Massimiano ai Germani di là dal Reno, con dare ampiamente il guasto al loro paese; e che medesimamente si debba differire ad esso anno la rinnovata amicizia dei Persiani2724 con Diocleziano, e la spedizion dei regali fatta da quel re, e mentovata da Mamertino2725. Ma in fine, quel che importa, si è di saper gli avvenimenti d’allora, ancorchè non si possa con sicurezza assegnarne il tempo.