Asolani/Libro primo/XXIX

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Libro primo - Capitolo XXIX

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Appena ebbe così detto Perottino, che de gli occhi gli caddero alquante subite lagrime e la presta parola gli morì in bocca. Ma poi che, tacendosi ogniuno, vinti dalla pietà di quella vista, esso si riebbe, così con voce rotta e spessa seguitando riprese a dire: - Di cotai faville, o donne, poi che vede gli animi nostri raccesi questo vezzoso fanciullo e fiero, aggiugne nutrimento al suo fuoco, di speranza e di disiderio pascendolo, de’ quali quantunque alcuna volta manchi la prima in noi, sì come quella che da istrani accidenti si crea, non perciò menoma il disiderio né cade sempre con lei. Perciò che, oltra che noi, dura gente mortale, da natura tanto più d’alcuna cosa c’invogliamo, quanto ella c’è più negata, ha questo Amore assai sovente in sé che, quanto sente più in noi la speranza venir meno, tanto più con disiderii soffiando nelle sue fiamme le fa maggiori; le quali come crescono, così s’aumentano le nostre doglie, e queste poi e in sospiri e in lagrime e in strida miseramente del petto si spargon fuori, e le più delle volte in vano: di che noi stessi ravedutici tanto sentiamo maggior dolore, quanto più a’ venti ne vanno le nostre voci. Così aviene che, delle nostre lagrime spargendolo, diviene maravigliosamente il nostro fuoco più grave. Allora, vicini ad ucciderci, morte per estremo soccorso chiamiamo. Ma pure con tutto ciò, quantunque il dolerci in questa maniera ci accresca dolore e misera cosa sia l’andarsi così lamentando senza fallo alcuno, è tuttavia ne’ grandi dolori alcuna cosa il potersi dolere. Ma più misera e di più guai piena è in ogni modo il non poter noi nelle nostre doglie spandere alcuna voce o dire la nociva cagione, qualora più disideriamo e abbiam di dirla mestiero. Malvagissima e dolorosissima poi fuor di misura il convenirci la doglia nascondere sotto lieto viso solo nel cuore, né poter dare uscita pure per gli occhi a gli amorosi pensieri, i quali rinchiusi non solamente materia sostentante le fiamme sono, ma aumentante, perciò che quanto più si strigne il fuoco, tanto egli con più forza cuoce. E questi tutti vengono accidenti non meno domestici de gli amanti che sien dell’aere i venti e le pioggie famigliari. Ma che dico io questi? essi pure sono infiniti e ciascuno è per sé doloroso e grave.