Atti della Società Ligure di Storia Patria/Volume 49/Appendice al Fascicolo 1/Montagu Yeats Brown

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Montagu Yeats Brown

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Francesco Fabre Repetto Bartolomeo Campora
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MONTAGU YEATS BROWN


m. 23 febbraio 1921.


L’iscrizione a socio effettivo del nostro Istituto mantenuta con rara fedeltà da Mr. Brown per 55 anni, dal 24 giugno 1866 fino alla morte, sarebbe titolo più che sufficiente per tessere con particolare cura la presente necrologia; se titoli ben più cospicui di questo, quali l’altezza degli uffizi sostenuti, l’azione esercitata nei più svariati campi dell’umana attività, le benemerenze acquistate verso Genova, non imponessero l’obbligo di parlare di lui con quella larghezza ed abbondanza di ragguagli che convengono ad un’esistenza così laboriosamente multiforme e così piena d’interesse come la sua. La famiglia dal cui grembo uscì questo nostro consocio merita del pari speciale considerazione, sia dal lato storico, per l’origine lo sviluppo e taluni personaggi di essa, sia dal lato sociale, per quel tipico cosmopolitismo, proprio degli Inglesi, che spinge molti di costoro a lasciare il nativo paese per istabilirsi, quasi sempre dopo un lungo errare attraverso terre e genti nuove, in estranie contrade, dove partecipano s’inte­ressano s’affezionano alla vita del paese d’elezione, ma conservano però tena­cemente e talora ostentano sotto un’apparente bonomia la loro qualità di cittadini inglesi, consci della potenza della loro nazione, come della propria l’antico romano quando esclamava: civis romanus sum!

I Brown sono oriundi del Cumberland; dove possedettero per alcuni secoli un tenimento chiamato Scales, tre miglia da Kirkoswald. I primi di loro di cui si ha memoria erano guardie a cavallo, affittavoli sotto Lord Dacre, ed avevano il compito di tenere indietro gli Scozzesi dalla frontiera inglese. L’al­bero genealogico di essa famiglia mostra poi un William Brown di Scales soldato al servizio di Oliviero Cromwell durante le lotte civili che insanguina­rono l’Inghilterra intorno alla metà del XVII secolo.

Timothy Brown, nonno del nostro consocio, fu il primo della famiglia ad abbandonare il paese d’origine per stabilirsi a Londra, ove divenne socio della ditta bancaria Brown, Cobb & Co., non che della birreria Brown & Whitbred, [p. 72 modifica]dalla quale ultima poi si ritirò dietro compenso di una grossa somma. Egli ebbe un unico maschio, che si chiamò parimente Timothy, il quale visse in sua gioventù largamente della fortuna paterna, spendendo talora più di quanto potesse disporre; talché vi fu una volta una grave questione tra padre e figlio circa una cambiale segnata Timothy Brown, che il padre rimproverava al figlio, per cui questo da allora in poi si firmò T. Yeats Brown per distinguersi dal suo genitore. Il cognome aggiunto Yeats, che passò in seguito al defunto consocio, era quello di certa vecchia miss, dalla quale il giovane Timoteo aveva avuto, sembra per ragioni di affinità di famiglia, un’impensata elargizione.

Timothy Yeats Brown, di cui fu figlio il defunto consocio, condusse, come ho detto, vita dispendiosa mentre ancora viveva suo padre, tenendo a Londra appartamento separato in Manchester Street ed in Manchester Square (che era allora un quartiere alla moda, poi demolito), ed accogliendovi ed aiutando del proprio molti profughi italiani. Nato il 14 luglio 1789, il giorno in cui fu presa la Bastiglia, egli era naturalmente un caldo partigiano della politica liberale; alla quale, oltre la suggestione della data di nascita, lo spingeva altresì l’esempio del padre egualmente militante nel partito liberale. Egli fu così uno dei non pochi inglesi amici ed aiutatori del primo movimento nazionale italiano, e va additato alla gratitudine della presente generazione per avere sovvenuto, fra i tanti esuli italiani che trovarono rifugio in Inghilterra, il conte Porro di Lambertenghi le cui proprietà erano state sequestrate dagli Austriaci, che non gliele restituirono se non che nel 1840; il conte Confalonieri, che egli portò fuori di Milano sulla cassetta della sua carrozza, come un domestico, sot­traendolo per allora al carcere, benché più tardi cadesse nelle mani dei dominatori della Lombardia; Panizzi. che fu poi bibliotecario del British Museum; ed Ugo Foscolo, di cui il nostro consocio conservava gelosamente una cambiale per una grossa somma in favore dello stesso suo padre Timoteo, con una lettera di 36 pagine a questo diretta.

Il quale Timoteo erasi ammogliato in prime nozze con Miss Mary Ann Goldsmid, morta immaturamente in età di 22 anni a Torno sul lago di Como il 3 settembre 1817, senza lasciargli prole. Egli aveva la passione dei viaggi, che la fortuna avita gli acconsentì di esercitare con assidua vicenda e con signo­rile larghezza. Fra il 1825 ed il 1832 percorse una gran parte del continente europeo per mezzo di un giallo calesse da posta fabbricato espressamente a Vienna, capace di quattro persone con una notevole quantità di bagaglio. Diceva di avere coperto con esso ottomila miglia. Nel corso dei suoi viaggi capitò a Monaco di Baviera dove incontrò e sposò nel 1829 Stuarta, una delle parecchie figlie di Lord Erskine, il quale era ivi ministro inglese presso quella Corte reale, e di Frances Cadwalader di Filadelfia, moglie di esso Lord. Questi, che divenne così nonno del defunto consocio, era uno dei figli del ben noto Lord Cancelliere Erskine, personaggio importante sotto Giorgio III e terzo figlio del decimo conte [p. 73 modifica]di Buchan (1 ). Fra i due sposi passava una molto notevole differenza d’età, poichè al momento del matrimonio Timothy Yeats Brown aveva quarant’anni mentre Stuarta era appena dicianovenne; nonostante ciò essi, come del resto in simili casi succede molto più spesso di quel che si pensi, vissero felicemente insieme 29 anni, fino alla morte del marito avvenuta nel 1858, e sette figli, due maschi e cinque femmine, nacquero dalla loro unione.

Nel 1832 si stabilirono nell’isola della Palmaria, nel golfo della Spezia, dove rimasero fino al 1840: ivi nacque il 2 agosto del 1834 Montagu Yeats Brown, il futuro nostro consocio, chiamato in famiglia col vezzeggiativo di Monty. Pri­ma di lui v’era nata, nel 1832, sua sorella Stuarta, e dopo, nel 1840, un’altra sua sorella, Palmaria, così chiamata da quella incantevole residenza. Suo fratello Federico ebbe invece i natali in Allmanshausen sul lago di Starnberg vicino a Monaco, nel settembre del 1837, in occasione d’una gita dei suoi geni­ tori in Baviera e di una loro dimora colà presso suo nonno Lord Erskine, ch’era tuttavia ministro britannico alla Corte bavarese. Delle rimanenti sorelle, Ida vide la luce in Londra nell’Hotel Rapp in Soho Square, dove Timoteo e la moglie erano alloggiati durante un loro temporaneo ritorno in Inghilterra, ed Alice e Kerry nacquero in Genova (2 ).

La vita dei coniugi Brown alla Palmaria, luogo di temperata e diffusa serenità e di suggestivi silenzi, dovette trascorrere come un idillio. Essi vi tenevano a pigione una decorosa abitazione già occupata prima di loro da un altro inglese (certo Mr. Smith), posta vicino alla spiaggia, donde la vista abbracciava, a sinistra, il borgo di Portovenere, pittoresco nido medioevale, e [p. 74 modifica]spaziava, dinanzi, verso la Spezia in fondo al Golfo, e, a destra, verso Le­rici ed i monti digradanti a capo Corvo: splendido paesaggio sul quale alcuni secoli prima s’era posato, ammirando, lo sguardo del divino Petrarca. Riceve­vano le loro provviste da Genova per mezzo di un signor Cevasco, conduttore proprietario dell’albergo delle « Quattro Nazioni », e con un battello a vela che approdava espressamente e periodicamente alla Palmaria.

Timoteo lasciò l’isola nel 1840 e si trasferì colla famiglia a Genova dov’era stato nominato console britannico, succedendo a Mr. Stirling, per l’efficace opera del duca di Argyll, congiunto degli Erskine. Uomo ospitale, egli tenne onorevolmente il suo ufficio per 18 anni, sino alla morte, con soddisfazione specialmente degli Inglesi che visitavano l’Italia, e che, avviati a Firenze, Roma e Napoli, passavano per Genova, dove dovevano ottenere il loro passaporto vistato dal consolato, e dove trovavano presso il console e sua moglie schietta e premu­rosa accoglienza. La famiglia Brown, dopo aver abitato per qualche tempo in via Nuovissima, ora Cairoli, si trasferì nel palazzo Cambiaso in Salita Santa Maria della Sanità oltre la chiesa dei Cappuccini, dinanzi al quale passa ora la via Goffredo Mameli, e vi rimase per ben 24 anni. Il grande salotto di esso palazzo fu, durante questo lungo tempo, ritrovo gradito di ospiti inglesi, ita­liani e specialmente genovesi; vi si davano periodicamente trattenimenti di musica e di ballo, e vi si tenevano anche letture e conversazioni istruttive. Carlo Dickens, in occasione del suo soggiorno a Genova, vi lesse, in un circolo eletto di invitati, il « Christmas Carol ».

Il nostro Monty fu mandato verso il 1845 a studiare a Bruxelles e poi in Inghilterra nel collegio di Marlborough, dove nel 1849 lo raggiunse il fratello Federico. Secondo l’uso tradizionale dei collegi aristocratici inglesi s’insegna­vano ivi il greco ed il latino, con molto di storia sacra e poco di scienze po sitive; non v’era penuria poi di esercizii di educazione fisica, nei quali però i due fratelli s’erano in parte già addestrati a Genova, specialmente nel nuoto. Nelle vacanze scolastiche, a Xmas (Natale) ed a Midsummer (Solstizio d’estate) Monty e Federico venivano ordinariamente a casa in Genova; qualche volta por altro le passarono in Inghilterra, o nella Scòzia, o in Irlanda presso loro parenti, od anche viaggiando in Germania. Circa il 1851-52 Monty lasciò il collegio e si fermò stabilmente a Genova aiutando suo padre nelle cure del consolato, nelle quali acquistò ben presto pratica e capacità, tanto che nel 1856 venne nominato vice console.

Al principio del 1858 morì Timothy Yeats Brown; ed il figlio gli successe nell’ufficio di console, non senza però gravi difficoltà derivanti, oltrechè dalla giovine età di lui e dall’abbondante numero dei concorrenti, dall’essere allora siffatte cariche reclamate e spesso assegnate dal Foreign Office come un diritto di eredità. La madre di Monty potè superare ciò nondimeno gli ostacoli, recandosi espressamente in Inghilterra; dove seppe adoperarsi per modo che la [p. 75 modifica]stessa influenza che aveva procurato il posto al marito, lo assicurò al figlio. Questi era per altro ben adatto all’ufficio, sia per la piena conoscenza dei suoi doveri, sia per le doti del suo carattere, fra le quali predominava una perfetta padronanza di sè stesso anche nei momenti di maggior passione. Egli dimostrò sempre prudenza, saviezza e moderazione in ogni cosa, eccetto che nel fumare, aggiunge suo fratello.

Non sarebbe qui opportuno ch’io seguissi Montagu Yeats Brown nella sua lunga carriera di console, anche se possedessi tutti gli elementi a ciò ne­cessari; ma sarebbe, più che opportuno, doveroso, se di essa carriera potessi riferire quel tanto che ha attinenza cogli avvenimenti del nostro Risorgimento nazionale in rapporto alla politica inglese, di cui il Consolato di Genova era organo e specola. Ma pur troppo ignoro intieramente l’opera esercitata sotto tale rispetto dal Brown. Certo egli intervenne in parecchie congiunture nelle quali persone o cose o interessi inglesi si trovarono intrecciati cogli eventi della rivoluzione italiana, che si svolsero o si ripercossero in Genova fra il 1858 e il 1870. So, per esempio, ch’egli ebbe all’inizio della sua carriera consolare ad occuparsi di Miss Jessie White, cittadina inglese, poi Signora Mario, imprigionata in Genova per i fatti del 29 giugno 1857 accaduti in questa città, e liberata dopo qualche tempo dietro reclamo di lui ovvero del padre.

L’attività del Brown non si restrinse all’esercizio della sua carica uffi­ciale, ma si spiegò altresì, indice dell’agilità della sua mente e della moltiplicità delle attitudini e degli interessi del suo spirito, così nello svariato campo dello sport, come in quello, non meno svariato, della cultura e dell’arte, quale amatore, competente estimatore e provvido raccoglitore di oggetti spettanti al­l’ampio dominio dell’archeologia e delle arti del disegno. Secondo l’uso inglese, fin dalla prima giovinezza egli coltivò tutti gli esercizi fisici atti all’invigorimento del corpo, dal nuoto alla danza. Ancora adolescente fece col padre e col fratello le prime escursioni in montagna a Courmayeur e Chamonix, che poi seguitò negli anni della giovinezza e della virilità in compagnia dello stesso suo fratello e di altri. Sino dal 1856 era già un buon conduttore di barche a vela; egli ed il fratello, con alcuni loro parenti ed amici inglesi, inaugurarono poi in Genova gli esercizi di canottaggio e di remeggio (rowing), diffondendo fra noi il gusto di cosiffatto sport, e porgendo occasione di seguire il loro esem­pio ad alcuni genovesi, fra i quali è da ricordare a titolo d’onore Ferdinando Brocchi, ora commendatore, che vi si segnalò e tenne alto il nome di Genova in parecchie regate eseguite in circostanze memorabili.

Per quanto si attiene alle cose artistiche, il Brown ebbe disposizione naturale a discernere il bello in ogni opera creata dall’ingegno umano, e cul­tura sufficiente ad apprezzarne il valore storico. Guidato così dal suo innato gusto estetico ed illuminato dalle sue cognizioni, egli raccolse una moltitudine di oggetti e di cimelj appartenenti a tutti i rami delle belle arti. Ma le sue pre­[p. 76 modifica]dilezioni si manifestarono principalmente per le ceramiche, il gusto delle quali gli era stato ispirato da uno dei nobili D’Ondes Reggio, profughi siciliani in Genova prima del 1860, da lui conosciuti presso i marchesi Dondi, che abi­tavano allora nel palazzo Bianco ed il cui salotto egli soleva frequentare in­sieme col fratello Federico. Frutto cospicuo di tale passione fu una magnifica collezione di maioliche savonesi, ch’egli ebbe opportunità di esporre al pubblico nella mostra d’arte antica aperta a palazzo Bianco nel 1892 per le feste co­lombiane, e ch’egli poi donò in gran parte, con munificenza principesca, al Municipio di Genova: sicchè ora, raccolta in due vetrine, essa appartiene sta­bilmente al Museo dello stesso palazzo (3 ).

Al buon gusto per le cose artistiche Mr. Brown unì l’interesse per le ricerche scientifiche. Nel 1874 insieme al zoologo inglese Victor Brooke, e colla scorta e cooperazione del prof. Arturo Issel, fece eseguire a sue spese, a scopo d’indagini paletnologiche, alcuni scavi nella famosa caverna delle Arene Candide presso Finalmarina; caverna ch’egli poi visitava nuovamente nel marzo 1881 accompagnandovi l’allora principe ereditario Federico Guglielmo di Germania con la consorte, dietro la guida dello stesso prof. Issel (4 ). Il Brown diede anche ospitalità nella sua casa di Portofino al celebre naturalista tedesco Ernesto Haeckel, ch’erasi ivi recato per i suoi studj di biologia marina.

Oltre la collezione di maioliche su ricordata il nostro generoso con­socio donò al Municipio di Genova due portolani in pergamena disegnati, l’uno da Joan Martinez in Messina l’anno 1571, e l’altro da Vicentius Pennes in Maiorca nel 1601; più ancora la fotografia, da lui fatta ricavare espressamente, di una pagina dell’atlante del cartografo genovese Battista Agnese, opera pregevole del 1544 in 14 fogli di pergamena, conservata nella biblioteca del « Trinity College » di Dublino (5 ). Così per il suo gusto raffinato come per la sua speciale competenza in cose d’arte, come anche per l’affezione da lui co­tanto ostensibilmente dimostrata alla città di Genova, egli era stato da molti anni eletto membro della Commissione consultiva dell’Ufficio di Belle Arti a palazzo Bianco. Apparteneva altresì al « Burlington Fine Arts Club » di Londra. [p. 77 modifica]Il Brown resse l’ufficio di console generale britannico a Genova dal 1858 al 1893, nel qual ultimo anno venne trasferito collo stesso grado a Boston negli Stati Uniti d’America; sede consolare cui è annesso un grosso emolumento, e della quale egli fu, a quanto stimo, più titolare che ufficiale effettivo, perochè appena due anni appresso, nel 1895, egli si ritirò a vita privata. Da allora in poi alternò la sua dimora fra l’Inghilterra e l’Italia, trattenendosi di preferenza nel suo castello di Portofino, dove aveva radunato un vero museo d’arte, con anticaglie d’ogni specie, segnatamente mobili e altri arredamenti. Oltre quello di Portofino, possedeva altro castello ad Aulla.

Egli era ammogliato con la Signora Agnes Bellingham, dalla quale ebbe i figli Alan, Victor e Francis, che parteciparono tutti e tre alla recente guerra, il primo nella marina e gli altri due nell’esercito inglese; l’ultimo combattè in Asia e fu per parecchi mesi prigioniero dei Turchi. Essi sono stabiliti in Inghilterra.

Montague Yeats Brown era stato dal Governo inglese, in premio dei suoi servigi consolari, insignito nell’agosto del 1892 del grado di cavaliere di S. Michele e S. Giorgio (Esq. C. M. G.). Morì in Inghilterra a Twyford, presso Winchester, il 23 febbraio 1921.





  1. Thomas Erskine, giureconsulto oratore e scrittore di grido, fu lord cancelliere nel 1806 col ministero Fox.
  2. Ho preso queste e tutte le altre notizie riguardanti la famiglia Brown, e parte di quelle che si riferiscono particolarmente a Montagu Yeats Brown, da uno scritto dato recentemente alle stampe, ma non posto in commercio, col titolo: Family Notes by F. A. Y. Brown (Printed at Genoa by the R. Istituto Sordomuti, 1917); vol. di pp. 310. Una copia del qual libro ho avuto dapprima a prestito dalla benevola cortesia del Comm. Ferdinando Brocchi, ed altra copia ho potuto poi procurare in dono alla biblioteca sociale, direttamente dalla moglie dell’autore, signora Ida Yeats Brown, per le premure del nostro consocio Ing. De Grave Sells. Il Signor Federico Yeats Brown, autore di questo interes­sante e caratteristico volume, e tuttora vivente e dimorante a San Michele di Rapallo (Villa La Pergola), trascorse, come il fratello Montagu, quasi intieramente la vita a Genova, dove fu lunghis­simo tempo banchiere, dapprima come socio della ditta Gibbs & Co. (1858-1864) e quindi come socio e titolare della più grande e nota banca Granet Brown & Co. (1864-1909). Egli fu proprietario fino al 1909-10 del famoso castello di Paraggi, posto in meravigliosa positura fra Santa Margherita e Portofino, da lui stesso fatto costruire sulle rovine di un antico forte, che aveva acquistate, col terreno circostante, nel 1872.

    Delle sorelle Brown, la maggiore Stuarta sposò in prime nozze Charles Gibbs banchiere a Genova, morto verso il 1858, ed in seconde nozze l’ing. Emilio Brioschi fratello del matematico sena­tore Francesco Brioschi; Alice si maritò con H. G. Kirby, che fu poi uno dei soci della banca Granet Brown & Co.; Palmaria col tedesco Franz Weyermann; e Ida, rimasto questo vedovo, si unì in matrimonio con lo stesso.

  3. L’opera del Brown in occasione di detta mostra viene così ricordata nelle Cronache della commemorazione del IV centenario colombiano, magnifico volume in 4o di pp. 435, con molte illustrazioni, pubblicato dal Municipio di Genova:

    « Non dovea la mostra restar priva di una raccolta di ceramiche, e l’ebbe tale da superare l’aspettazione. Un’intera sala, la nona, fu destinata alle maioliche che, graziosamente assortite, vennero, con artistico gusto, collocate in apposite vetrine da quel gentiluomo che è il signor Yeats Brown, console di S. M. Britannica in Genova. Egli non fu solamente l’ordinatore della ricchissima collezione, m a provvide gran parte della stessa, fornendo i ricchi vasellami, le anfore, i preziosi oggetti, da lui con gran pazienza ed amore adunati » (pp. 180-181).

  4. Ved. Arturo Issel, Liguria preistorica; in Atti della Soc. Lig. di Stor. Patria, vol. XL, pp. 371, 376.
  5. Rivista Ligure, anno XL, 1913, fasc. I, pp. 51-52.