Caccia e Rime (Boccaccio)/La caccia di Diana/Canto V

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Canto V.

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Canto V.


Beritola Carafa in fra la folta
     E dilectevol selva con uno arco
     S’andava, pian dicendo: — ascolta ascolta —
A Sobilia Capece — ché al varco
     Mi par le frasche dimenar sentire,5
     E a’ cani far grandissimo ramarco.
Voltianci là, ché, se nel mio udire
     Non prendo inganno, alcuna bestia fia,
     Che di leggiere la potren ferire — .
Non disser più, ma, subito la via10
     Presa, pervenner là dove ’l rumore
     Avean sentito ciascheuna pria.

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Quivi trovaro pieni di furore
     Due orsi grandi e negli occhi focosi,
     Tal che ciascuna n’ebbe allor tremore.15
Ma Beritola pria rasicurosi,
     E, amettendo i can, della faretra
     Trasse saette, e alquanto alungosi,
E l’un ferì, ma quanto in una petra
     V’entrò il ferro; e ella l’altra trasse,20
     Ma quella come l’altra anchor s’aretra.
Parve ch’allor Beritola sdegnasse,
     Insieme con Sobilia, e adirorsi
     Non potendoli avere, e eran lasse.
Le cocche de’ loro archi in man voltorsi,25
     E d’ira accese più s’asicuraro,
     E più si fen vicine all’un degli orsi;
E ’n su la testa sì forte i donaro,
     Che cadde semivivo, e l’altro poi
     Con più vigore i lor cani adentaro.30
Ciascuna con romore atava i suoi,
     Fin che ’l secondo, da’ cani abattuto,
     Presero, e se n’andar con ambenduoi.
Principessella, quantunque era suto
     Del giorno, tanto, con reti e con arte,35
     Aveva un leoncel prender voluto.
Ma non l’avea potuto anchora in parte
     Col senno suo recar, sì che si fosse
     Punto incappato nelle reti sparte.
Sottile aviso subito la mosse,40
     E prese un cavriol dall’altre preso:
     Morto ’l gittò nelle ’nretite fosse.
Vide quel cavriol morto disteso
     Il leoncello nella fossa stare;
     Corsevi allor da fame forse offeso,45

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E cominciò del caprio a mangiare;
     Ma quella acorta tirò sì le reti,
     Che quivi preso li convenne stare.
Non li giovò perché in que’ pareti
     Mugghiasse forte, ché ’ngegnosamente50
     Ella il legò con sembianti lieti.
Alla donna gentil ne fe’ presente,
     Dicendo: — te’, più ch’altra valorosa — ,
     E quella il prese graziosamente.
Ma Berarda avea fatta nuova cosa,55
     Che con suoi bracchi ben sei spinosi
     Aveva presi e ’n grembo, paurosa
Non la pungesser, li portava chiusi.