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Caccia e Rime (Boccaccio)/Rime/XXV

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XXV. Quante fiate per ventura il loco

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Rime - XXIV Rime - XXVI
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XXV.


Quante fiate per ventura il loco
     Veggio là dov’io fui da Amor sì preso[1],

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     Tanto mi par di nuovo esser acceso
     Da un desio più caldo assai che ’l foco;
     Et poi che quello ò riguardato un poco,5
     Et stato alquanto sovra me sospeso,
     Dico: se tu ti fosse qui difeso,
     Non sarest’or, per merzé chieder, fioco.
Adunque piangi, poi[2] la libertate,
     Avevi nelle man, lasciat’ài andare10
     Per donna vaga et di poca pietate.
     Poi mi rivolgo[3], et dico che lo stare
     Subiecto a sì mirabile biltate
     È somma et lieta libertate usare.


Note

  1. Secondo gli accenni autobiografici inseriti dal Boccacci in alcune opere giovanili (Filocolo e Ameto), il luogo dov’egli s’innamorò della Fiammetta fu la chiesa napoletana di San Lorenzo.
  2. «Poiché.» Il che, in ufficio non più di congiunzione ma di pronome relativo, è sottinteso anche innanzi alla voce verbale Avevi nel v. seguente.
  3. «Cambio proposito.»