Canti del Friuli/A un trilobite raccolto in Carnia

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A un trilobite raccolto in Carnia

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A un trilobite raccolto in Carnia
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XV.



A un trilobite raccolto


in Carnia

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Mentre alla roccia madre, che stretto ti avvolge, l’impronta
2del tripartito corpiciattolo strappo,

e nella pietra viva mirabilmente scolpiti
4della glabella turgida l’arco miro,

e l’incavata pleura, che un dì l’aura triste bevette
6di nessun polline ancor feconda, un grido

misterioso salire par dalla roccia ferita,
8dalla roccia pur ora ribaciata dal sole.
 
Incerto, e dalla mano tremante sfuggonmi e cadono
10gli scalpelli, mi arresto. « Qual di secoli, chieggo,

o impietrato vivente, qual mai di secoli corse
12catena lunga da quel remoto giorno

in cui la riva fangosa di un tiepido mare segnasti,
14vagante artropodo, de l’incerta tua orma?

Le sigillarie cupe levavan nell’aere nebbioso
16le scarse chiome; per le selve lugubri

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non sorriso di fiori non gaio d’augelli richiamo.
18Tu, inconsapevole schiavo di eterna legge,

tu, efimero vivente intento all’opera eterna
20di vita, allora al divenir del mondo

umile fosti ed utile strumento, e passasti e, nel grembo
22tranquillo, il mare al fine ti raccolse;

il mar di vita e di morte origine alterna e perenne,
24il mare abisso di misteri profondo.

Volava intanto la terra, da l’infinito lanciata,
26di suo destino ignara, verso un altro infinito.

Poi dove vasti aprivansi gli oceani sonanti per lunga
28opra di secoli, si incurvarono monti;

e sulle terre giovani impetuosi torrenti
30lor rinnovata foga esercitarono.

Tu nel sepolcro intanto, che il mare costrutto t’aveva,
32dormivi, e in selce lentamente mutavi.

Quando un virgulto nuovo del florido albero antico
34di cui tu, inconscio, alle radici fosti,

improvviso comparve. Fuggiva sempre la terra
36di suo destino ignara, per il cielo infinito.

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Dominatore nuovo, al suo minuscolo regno
38volse lo sguardo avidamente l’uomo,

e, di quello non pago, oltre il modesto confine
40lanciò la mente, indagatrice ardita.

Delle origini prime a te il segreto richiese,
42chiese al passato del futuro l’arcano.

Vana fatica! S’agita dei sensi l’anima schiava
44in una cava nube, non trasparente, diafana.

A lei del vero attenuata la luce giunge; ma indarno
46tra la caligin scruta, e affannosa persegue

del vero eterno le forme. Esse intraviste, dileguano,
48inafferrabili, e impenetrato rimane

il segreto dei mondi. Corre verso esso la terra
50fatalmente lanciata nel mistero infinito.





[p. 90 modifica]Nota. — Sui monti della Carnia si raccolgono varie specie di trilobiti, crostacei fossili, appartenenti ai piani più antichi dei terreni paleozoici.