Canti di Castelvecchio/Il ritorno a San Mauro/Giovannino
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GIOVANNINO
In una breccia, allo smorir del cielo,
vidi un fanciullo pallido e dimesso.
Il fior caduto ravvisò lo stelo;
io nel fanciullo ravvisai me stesso.
Ci rivedemmo all’ultimo riflesso;
e sì: l’uno dell’altro ebbe pietà.
Gli dissi: “Tu sei qui solo soletto:
un mucchiarello d’alga presso il mare.
Hai visto un chiuso, e tu non hai più tetto;
di là c’è gente, e tu vorresti entrare.
Oh! quella casa è senza focolare:
non c’è, fuor che silenzio, altro, di là„
Scosse i capelli biondi di su gli occhi.
“No!„ mi rispose: “là c’è il camposanto.
Tua madre ti riprende sui ginocchi;
tu ti rivedi i fratellini accanto.
Si trova un bacio quando qui s’è pianto;
si trova quello che smarrimmo qui„
“O fior caduto alla mia vita nuova!„
io rispondeva, “o raggio del mattino!
Io persi quello che non più si trova,
e vano è stato il lungo mio cammino.
A notte io vedo stanco pellegrino,
che deviai su l’alba del mio dì!
Felice te che a quello che rimpiango,
così da presso, al limitar, rimani!„
“Misero me, che fuori ne rimango,
così lontano come i più lontani!
Alla porta che s’apre alzo le mani,
ma tu sai ch’io non posso entrarvi più.
S’apre a tant’altri gracili fanciulli,
addormentati sui lor lunghi temi,
addormentati in mezzo ai lor trastulli;
s’apre appena e si chiude e par che tremi;
assai se, là, venir tra i crisantemi
vedo la rossa veste di Gesù!...„