Chi lascia la via vecchia per la nuova, sa quel che lascia, e non sa quel che trova/Atto terzo/Scena quarta
Questo testo è completo. |
◄ | Atto terzo - Scena terza | Atto terzo - Scena quinta | ► |
Mario ed Eva.
- Eva
- (fra sé). Costui!
- Mario
- Signora Eva. Ricorrendo oggi la sua festa, o per dire meglio, ricorrendo oggi il suo compleanno, non è senza compiacenza, non è senza commozione che io appaio al suo cospetto, latore di un voto rispettoso e sincero in una, voto che questi fiori e questi confetti le sapranno esprimere con assai più eloquenza che non valga la mia povera e disadorna parola.
- Eva
- Grazie, s'accomodi.
- Mario
- È forse una soverchia licenza quella che mi usurpai, ma ella deve attribuirla al desiderio, che è vivissimo in me, di poterle dimostrare quale e quanta simpatia ella abbia destata nel mio cuore... nel mio cuore che fino a questo istante era rimasto insensibile, glielo giuro, alle più inebrianti seduzioni della bellezza.
- Eva
- Lei parla come un libro, signor Mario.
- Mario
- Eh! eh! Qualche volta, non lo nego, ché sarebbe una finta modestia, la mia; qualche volta, sono felice nelle mie espressioni. Me lo dicono tutti. Lei ricevette molti regali quest'oggi? M'immagino che suo marito...
- Eva
- Mio marito mi diede quel... (Indica lo scrignetto).
- Mario
- Una collana?
- Eva
- Non so... cioè... guardi lei.
- Mario
- (apre lo scrignetto). Un diadema ricchissimo.
- Eva
- Non è vero?
- Mario
- Scusi se salto di palo in frasca; mi fu dimandato se lei riceveva, la sera.
- Eva
- E lei ha risposto?
- Mario
- Che ne avrei chiesto a lei.
- Eva
- Finora...
- Mario
- Perché no? La sera è l'ora migliore di ricevimento, l'unica quasi. La sera si è più vaporosi, s'ha più spirito. E poi che cosa vuol fare, lei, sola dalle nove alle undici?
- Eva
- Sola?... Le sta proprio a cuore la mia solitudine? Ebbene, inauguri lei i miei ricevimenti serali. Stasera sono in casa.
- Mario
- Stasera no. Stasera c'è la prima rappresentazione dell'opera nuova, e venivo giusto per dirle che lei non ci dovrebbe mancare.
- Eva
- Può darsi. Ci sarà sua sorella?
- Mario
- Non so, non credo... Sono stato or ora da lei e ci trovai la casa sossopra, con tutto apparecchiato per una partenza.
- Eva
- Una partenza!
- Mario
- Ma non vuol essere un'assenza lunga, perché da quanto ho potuto capire c'è d'accordo suo marito.
- Eva
- Mio marito!
- Mario
- E il signor Piero non vorrà rapirla... suppongo.
- Eva
- Insomma...
- Mario
- Non è che un'induzione la mia, e lei sa che l'induzione è quel procedimento pel quale la mente... Dunque ieri sera ero in casa di mia sorella e c'era pure il signor Piero. Io, come al solito, mi divertivo a guardare le vignette. Che cosa voleva che facessi?... Sentiamo... Mi sbrigo. Io guardavo le vignette della Illustration e non davo retta ai loro conversari. So che mia sorella era agitata, che il signor Piero era commosso, che erano serii tutti e due. Ma benché non dessi retta, tuttavia qualche parola mi arrivava, attraverso la mia attenzione al disegno: una pesca di merluzzi nel Mediterraneo, salvo errore. Sentii parlare di bagaglio, di strade ferrate, di arrivi e simili; per la qual cosa, dissi meco stesso: «I bagagli, le strade ferrate e gli arrivi risvegliano nella mia mente l'idea di partenza», e siccome, dacché un'idea... perdoni. Insomma, quando il signor Piero si levò per prendere congedo, disse a mia sorella: «Siamo intesi dunque». E lei a lui: «A domani». Che cos'ha?
- Eva
- Nulla, nulla affatto, io lo sapevo già. Piero mi aveva detto stamane... (Suona il campanello). Siccome però ho dimenticato ancora di ricordargli...
La Cameriera compare.
- Cappello e mantiglia. Io la lascio padrone di casa, signor Mario, perdoni; mi aspetti qui, che tornerò fra pochi minuti.
La Cameriera le porta le robe.
- E così le farò poi risposta, se stasera pel teatro... Mi aspetti... Arrivederlo.
Esce.