Ciceruacchio e Don Pirlone/Documenti/CXI

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Documento N. CXI.1


Eccellenza,

Siamo partiti da Ostiglia la mattina del 27. Ho mandato l’artiglieria e cavalleria innanzi, e colle barche rimorchiate dal vapore ho portato a Polesella la fanteria, e la sera stessa ci siamo trovati a Rovigo. Ieri si partì di buon mattino e la sera eravamo a Padova. È incredibile l’allegrezza che produce in queste popolazioni il nostro arrivo. In ogni paese evviva, accoglienze d’ogni genere. Il Governo Veneto fa veramente e sinceramente tutto quanto può per facilitare la nostra marcia e non abbiamo che a lodarci di lui. Gli ho scritto da Rovigo e mandato il marchese Costabili a portargli la lettera nella quale, annunciando il mio arrivo, procuravo, al tempo stesso dimostrare, che dovevano saperne grado a Carlo Alberto ed a S. S.

Questa lettera fu letta da Manin in Consiglio, e lo commosse talmente che non ne potò continuare la lettura. Il ministro della guerra Paolucci, il presidente del Comitato di difesa, e due altri membri del Governo vennero subito da Venezia e mi offersero tutto quanto era in loro potere.

Il nostro Carroccio colla bandiera di Pio IX fu accolto, al suo ingresso il Padova, con particolari dimostrazioni.

Il popolo distaccò i cavalli e lo condusse per tutta Padova.

Non la finirei se volessi narrarle tutte le feste e le allegrezze che destansi al nostro comparire. Veramente hanno buone ragioni per ciò. L’armata di Giulay non aveva altro impedimento ad invadere il Veneto, che la difficoltà delle strade e dei ponti rotti. Lo sono i due del Tagliamento e della Piave, e quest’ultimo si poteva, credo io, mantenere. Una banda di Croati sembra abbia passato il Tagliamento a Salisana. Se avessi il ponte sulla Piave mi darebbero poco pensiero. Cosi mi sarà difficile di liberarne subito il paese. La fortezza di Palma si sostiene, ma ha però bisogno di vari aiuti, che procurerò farle passare. Piccoli corpi tedeschi minacciano alla lontana Vicenza, che si è assai spaventata.

In questa città, come in altri luoghi, mi tocca lasciar forze che non sarebbero forse indispensabili a loro, e sarebbero invece utilissime a me. A momenti parto per Treviso per la strada di ferro. Di là potrò dirle qualche cosa di più preciso sullo stato delle faccende.

Con rispetto ho l’onore di dirmele,

Padova, 29 aprile 1848.
Devotissimo suo
Il Generale comandante
Durando.

Al signor principe Aldobrandini,

Ministro della guerra, Roma.


Note

  1. Dalle Buste della miscellanea politica ecc. Busta 25, Copertina 144. Questa lettera del generale Durando è di tutto carattere di Massimo D'Azeglio.