Ciuffettino/Capitolo VIII

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In cui Ciuffettino si trova senza volerlo in una città di sapienti

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In cui Ciuffettino si trova senza volerlo in una città di sapienti
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VIII.

In cui Ciuffettino si trova senza volerlo in una città di sapienti.

Allora Ciuffettino, piano piano, in punta di piedi, trattenendo il respiro, scese dal letto, traversò la cucina, fece due boccacce al lupo mannaro e alla degna consorte, tirò un calcio al gatto, andò all’uscio, lo aprì... e si precipitò fuori, nella foresta.

Tra gli alberi altissimi penetravano i primi raggi del sole fulgido.

Il ragazzo, aspirando con gioia la fresca aria del mattino, e sentendosi tutto allegro per [p. 62 modifica]aver scampato il tremendo pericolo, si diede a correre a gambe levate per i sentieri del bosco. Di tanto in tanto, anzi, faceva anche delle capriòle e dei salti mortali.

Alle volte, gli pareva di sentire un rumore di passi affrettati, e un fruscio di fronde smosse: ma erano paure inutili; che il lupo stava dormendo la grossa nella sua capanna, e per un paio di giorni almeno non l’avrebbero destato nemmeno le cannonate.

Al pensiero della bella sorpresa che attendeva il lupo e la moglie al loro risvegliarsi, Ciuffettino non poteva trattenere delle risatine di contentezza.

Corri corri, Ciuffettino uscì dalla foresta e si trovò in un vastissimo piano, sparso di campi coltivati, meravigliosi di verde nel trionfo della luce del sole divino.

Il ragazzo si inginocchiò su l’erba e congiungendo le manine, alzò gli occhi e il ciuffo al cielo, e mormorò:

— Grazie, buon Dio, di avermi salvato!... forse sarà stata la mia mamma a pregare per me... perchè io non merito tanta bontà! Ma adesso torno da lei, e le chiedo perdono di tutto... e anche al mio babbo, chiederò perdono... e tornerò a lavorare...

Si rialzò, e volgendo in giro gli sguardi credette di riconoscere una stradicciòla bianca, fiancheggiata di siepi e di alberelli.

— Sicuro! quella è la strada che dal mare va a Cocciapelata... Oh! bella! e come mai l’ho ritrovata così presto, dopo aver fatto tante miglia da una parte sola? [p. 63 modifica]

E si mise in cammino.

Però, credendosi vicinissimo a casa, il ragazzo sentì sfumare a poco a poco tutti i suoi buoni propositi come nebbia al sole.

— Ora, ho bell’è capito... mi toccherà a ritornare dal sor Teodoro... a tirare il mantice... se pure non voglio andare a fare il garzone di bottega dal farmacista... o se non torno a scuola... Bel divertimento!... A ripensarci bene, c’è poco da stare allegri. Beato chi può girare il mondo, libero di sè, senza pensieri e senza bisogno di lavorare... Almeno si vedono dei paesi nuovi, e ci si diverte... Auf! Gran brutto destino, quello di noi altri ragazzi...

Cammina, cammina; il nostro eroe ad ogni svolto della via, diceva, con un palpito di cuore: - ci sono, - e invece non arrivava mai. Cocciapelata non compariva. Ciuffettino provò un certo sgomento. Com’era lunga quella via, e quanto silenzio da per tutto!

Alla fine, eccoti apparire, in fondo in fondo alla strada, delle mura merlate, delle case, una selva di comignoli che gettavano delle colonne di fumo nero al cielo, e delle cupole.

— Non è Cocciapelata di certo - pensò Ciuffettino - ma è una città, e siccome è una città, laggiù ci saranno degli uomini, e siccome ci saranno degli uomini, qualcuno mi darà da mangiare e da bere!

In pochi minuti giunse alla porta della città sconosciuta.

Sarebbe entrato se, d’improvviso, un omaccione alto quanto un campanile non fosse sbucato fuori da uno sgabuzzino presso la porta, e non l’avesse preso per le gambe, come un fantoccio, facendo un brutto cipiglio, e susurrando con voce straordinariamente fioca: [p. 64 modifica]

— Chi sei? Dove vai?

Ciuffettino rispose subito a voce alta:

— Sono Ciuffettino.

— Parla piano, Ciuffettino...! Ciuffettino...? non conosco questa roba!

— Non sono una roba, io: sono un ragazzo.

— Va bene, ma non ti conosco!

— E neanch’io conosco voi!

— Parla piano, ti dico! E dove vai?

— A casa. Ma che dorme qualcuno, qui vicino?

— Ho capito! - disse ad un tratto l’individuo, rimettendo in terra il ragazzo - sei venuto qui per studiare...

— Io???...

— Eh! che cosa vuoi che venga a fare un bambino alla Città dei Sapienti? Bravo: mi congratulo, bella cosa istruirsi! però bada di far poco rumore con le scarpe, camminando...

— Ma voi chi siete? che fate?

— Io? sto a guardia della porta, perchè non entrino i seccatori in città. Addio, ragazzo, che gli studi ti sieno leggeri! [p. 65 modifica]

— Ho bell’e visto! questo non è un paese per me - disse Ciuffettino, addentrandosi nelle viuzze deserte e silenziose della città. E intanto leggeva - alla meglio, perchè quel monello non era ancora arrivato a leggere correntemente, figuratevi! - i manifesti che tappezzavano le cantonate. Quei manifesti portavano delle scritte su questo genere:

abbasso l’ignoranza!

lo studio è la sorgente di ogni benessere umano.

chi non ama di istruirsi non è degno di vivere!

viva la grammatica!

soltanto con lo studio l’uomo può innalzarsi a dio

Ciuffettino scrollava il capo, scandalizzato da quelle... eresie. E brontolava: [p. 66 modifica]

— Non vedo l’ora di andarmene, da questa brutta città!.. Appena ho mangiato qualcosa, scappo; quest’aria mi fa male!.. Chè chè!.. Ci sarebbe da diventar tisici in una settimana!...

Lemme lemme, parlando con se stesso, Ciuffettino giunse ad un crocevia dove si trovavano molti fanciulli, pallidi e silenziosi, seduti su le gambe, accovacciati, sdraiati in terra, intenti a consultar volumi, pergamene, papiri. Alcuni guardavano degli oggetti col microscopio: altri, armati di enormi canocchiali esploravano il cielo azzurro: altri ancora sfogliavano lentamente dei monumentali libri in cartapecora dalle pagine ricoperte di grossi caratteri strani. Tutti poi sembravano immersi in profonde meditazioni.

Ciuffettino ristette, stupito. Ed il suo primo pensiero fu:

— Perchè quei bambini non fanno il chiasso?

E il secondo: [p. 67 modifica]

— Studiano... certo! Ossia: fanno quello che io non ho mai fatto. E me ne trovo bene. Vedi che faccie che hanno!

Si accostò ad un fanciullo e chiese:

— Oh cosino!.. o che leggi, le novelle delle Fate?

Il bambino lo fissò con io sguardo profondo e rispose lentamente: — Leggo la storia greca. E tu che fai? Vuoi leggerla anche tu?

— Io? io vorrei mangiare.

L’abitante della Città dei Sapienti si rituffò nei suoi studi.

Allora Ciuffettino si rivolse ad un altro, che era tutto occupato al microscopio.

— Mi faresti il piacere di indicarmi l’osteria più prossima?

Il fanciullo cavò pigramente gli occhi dall’apparecchio, e bisbigliò:

— Qui non ci sono osterie. Se vuoi andare a scuola...

— Ma io mi sento tirare lo stomaco...

— Qui non si mangia che di sera: il giorno si lavora. Se vuoi andare a scuola...

— A scuola, neanche se m’impiccano! - strillò inviperito Ciuffettino, e continuò il viaggio.

Ed eccolo nella gran piazza della città, dove gli uomini sapienti erano quel giorno riuniti per [p. 68 modifica]istudiare nientemeno che la quadratura del circolo. Eh! non fate smorfie voi altri: dico proprio la quadratura del circolo.

Ciuffettino, appena vide quel gruppo di scienziati, si pose a ridere sgangheratamente.