Rime (Guittone d'Arezzo)/Comune perta fa comun dolore

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Comune perta fa comun dolore

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Guittone d'Arezzo - Rime (XIII secolo)
Comune perta fa comun dolore
Omo saccente vero Magni baroni certo e regi quasi


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XLVI

In onore di Giacomo da Leona.


     Comune perta fa comun dolore,
e comuno dolore comun pianto.
Perché chere onni bon pianger ragion’è:
perduto ha vero suo padre, valore
5e pregio, amico bono e grande manto,
e valente ciascun suo compagnone,
Giacomo da Leona, in te, bel frate.
Oh, che crudele ed amaroso amaro
ne la perdita tua gustar dea core,
10che gustò lo dolzore
dei dolci e veri tuoi magni condutti,
che, pascendo bon ghiotti,
lo valente valor tuo cucinava
e pascea e sanava

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15catun mondan ver gusto e viso chiaro,
sentendo d’essi ben la bonitate!
     Tu, frate mio, vero bon trovatore
in piana e ’n sottile rima e ’n cara
e in soavi e saggi e cari motti,
20francesca lingua e proenzal labore
piú de l’artina è bene in te, che chiara
la parlasti, e trovasti in modi totti.
Tu sonatore e cantator gradivo,
sentitor bono e parlador piacente,
25dittator chiaro e avenente, eretto
adorno e bello spetto,
cortese lingua e costumi avenenti,
piacenteri e piacenti
.     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     
30.     .     .     .     .     .     .     .     .     .     
dato fu te tutto ciò solamente
.     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     
     Non dic’alcun dunque troppo io t’onori,
acciò che non tu om di gran nazione,
35ché, quanto piú de vil, piú de car priso.
Omo quello, li cui anticessori
fuor di valente e nobel condizione,
se valor segue, onor poco li aviso;
se figlio de distrieri molto vale,
40no è gran cosa, e se non, non lausor magno;
ma magna è unta, se ronzin somiglia.
Ma che è meraviglia
e cosa magna, se di ronzin vene,
che destreri val bene!
45E tal è da orrar sovra destrero
bass’omo, che altero
ha core e senno, e or se fa de stagno;
und’è ver degno d’aver pregio tale.
     Non ver lignaggio fa sangue, ma core,
50ni vero pregio poder, ma vertute,

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e sí grazia ed amore, appo sciente.
Di cui sol pregio è gente,
nullo o parvo è pregio in ben de fore,
ma ne l’enteriore;
55ché, do n’ move lui che pregio o onta,
le piú fiate desmonta
a valere, a pregio e a salute
be alta domo, lignaggio e riccore.