Comunicare il museo con i social media: il caso Caltagirone/Capitolo1/Paragrafo1 1 1

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Paragrafo 1.1.1:Definizione di museo

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“Il termine inglese museum, come il termine italiano museo, derivano dal greco mouseion, che significa tempio delle muse – secondo la mitologia greca, dee dell’ispirazione e dell’istruzione e patrone delle arti” (N. Kotler, P. Kotler, 2004, p. 14). L’espressione, impiegata al tempo di Tolomeo I Soter per designare la sua straordinaria biblioteca, in età romana per la grotta naturale o artificiale decorata con mosaici e sculture, divenne di uso moderno a partire dal Rinascimento italiano (C. Marini, 2005). Così col passar del tempo “il museo è già il nome comune di tutte le raccolte di naturalia e artificialia […] che, in base alle caratteristiche e alle modalità di allestimento, si chiamano gallerie, gabinetti, studioli, stanze delle rarità e delle meraviglie” (C. Marini, 2005, p. 10). Tutta la nostra realtà è invasa da migliaia di opere d’arte che fungono in particolar modo da “oggetti comunicativi” (Antinucci, 2010); queste, certamente inscritte nel vastissimo patrimonio artistico – culturale mondiale, aiutano a definire il nostro senso di appartenenza relativo alla cultura. Pertanto anche i beni posseduti dal museo sono un valore aggiunto al nostro contesto sociale e territoriale e alla nostra identità (Cataldo, 2014). Indubbiamente, soltanto con quanto detto finora, il museo si presenta ai nostri occhi come qualcosa di altissimo ed eccellente valore, il quale ha da sempre rivestito questo edificio portante della nostra esistenza. Infatti, molti museologi lo hanno definito fin da subito il “tempio della storia umana”; non a caso la sua rappresentazione nella segnaletica stradale è il frontone di un tempio (C. Marini, 2005). Però, per quanto abbiamo dato un’idea di che cosa si intende per “museo”, tuttavia è l’ICOM1, International Council of Museums, che ci offre la migliore definizione descrivendolo nella sua completezza: “A museum is a non profit, permanent institution in the service of society and its development, open to the public, which acquires, conserves, researches, communicates and exhibits the tangible and intangible heritage of humanity and its environment for the purposes of education, study and enjoyment” (ICOM, 2007, art.3 para.1). Non potendo descrivere ogni singola organizzazione museale, elenco, a dimostrazione, le varie tipologie di museo (N. Kotler, P. Kotler, 2004):

• I musei d’arte • I musei di storia • I musei della scienza • I musei di storia naturale, di antropologia e di etnografia • I parchi zoologici e i giardini botanici • I musei per i bambini e i giovani • I musei etnici • I musei specializzati • I musei enciclopedici • I musei universali

In ogni caso questi, seppur diversi fra loro, hanno in comune quella struttura ideale sulla quale deve fondarsi una singola istituzione museale; questa è sostanzialmente semplice che si regge su quattro principali elementi:

• La collezione che è l’elemento primario del museo, perché ne definisce la tipologia e le dimensioni (C. Marini, 2005);

• Il pubblico che la fruisce; “quello presente, per il quale viene esposta, quello futuro, per il quale viene conservata” (C. Marini, 2005, p. 16);

• Il personale del museo che, in possesso di quelle competenze fondamentali3, vigila sul suo funzionamento, sulla collezione e sul pubblico ricoprendo il ruolo di mediatore (C. Marini, 2005);

• La sede del museo che può essere o in uno spazio chiuso (edificio) o all’aperto (siti archeologici, eco-museo) (C. Marini, 2005).

A questo punto, come effetto a catena, possiamo distinguere quelle due funzioni che sono proprie di ogni museo e per le quali esso possa definirsi detentore del nostro patrimonio artistico – culturale:

• “Collections management o collection care, gestione o cura delle collezioni, comprende le attività di studio e documentazione, conservazione, esposizione” (C. Marini, 2005, p. 65);

• “I servizi al pubblico [che] comprende le attività educative, la comunicazione e l’accoglienza dei visitatori” (C. Marini, 2005, p. 65).