Dei delitti e delle pene (1821)/XXXVI

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§ XXXVI.

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XXXV XXXVII
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§ XXXVI.

Delitti di prova difficile.

Vi sono alcuni delitti che sono nel medesimo tempo frequenti nella società, e difficili a provarsi. Tali sono l’adulterio, l’attica venere, l’infanticidio.

L’adulterio è un delitto che considerato politicamente ha la sua forza e la sua direzione da due cagioni: le leggi variabili degli uomini, [p. 106 modifica]e quella fortissima attrazione che spinge l’un sesso verso l’altro1.

Se io avessi a parlare a nazioni ancora prive della luce della religione, direi che vi è ancora un’altra differenza considerabile fra questo e gli altri delitti. Egli nasce dall’abuso di un bisogno costante ed universale a tutta l’umanità: bisogno anteriore, anzi fondatore della società medesima; laddove gli altri delitti distruttori di essa hanno un’origine più determinata da passioni momentanee, che da un bisogno naturale. Un tal bisogno sembra, per chi conosce la storia e l’uomo, sempre eguale nel medesimo clima ad una quantità costante. Se ciò fosse vero, inutili anzi perniciose sarebbero quelle leggi e quei costumi che cercassero diminuirne la somma totale, perchè il loro effetto sarebbe di caricare una parte dei propri e degli altrui bisogni; ma sagge per lo contrario sarebbero quelle che, per dir così, seguendo la facile inclinazione del piano, ne dividessero e diramassero la somma in tante eguali e piccole porzioni, che impedissero uniformemente in ogni parte e l’aridità e l’allagamento. La fedeltà coniugale è sempre proporzionata al numero ed alla libertà de’ matrimoni. Dove gli [p. 107 modifica]ereditari pregiudizi li reggono, dove la domestica potestà li combina e gli scioglie, ivi la galanteria ne rompe secretamente i legami, ad onta della morale volgare, il di cui officio è di declamare contro gli effetti, perdonando alle cagioni. Ma non vi è bisogno di tali riflessioni per chi vivendo nella vera religione ha più sublimi motivi che correggono la forza degli effetti naturali. L’azione di un tal delitto è così istantanea e misteriosa, così coperta da quel velo medesimo che le leggi hannovi posto (velo necessario, ma fragile, e che aumenta il pregio della cosa, invece di scemarlo) le occasioni così facili, le conseguenze così equivoche, che è più in mano del legislatore il prevenirlo, che correggerlo. Regola generale: “In ogni delitto, che per sua natura dev’essere il più delle volte impunito, la pena diviene un incentivo.„ Ella è proprietà della nostra immaginazione, che le difficoltà, se non sono insormontabili, o troppo difficili rispetto alla pigrizia d’animo di ciascun uomo, eccitano più vivamente l’immaginazione; ed ingrandiscono l’oggetto, perchè elleno sono quasi altrettanti ripari che impediscono la vagabonda e volubile immaginazione di sortire dall’oggetto; e costringendola a scorrere tutti i rapporti, più strettamente si attacca alla parte piacevole, a cui più naturalmente l’animo nostro si avventa, che non alla dolorosa e funesta, da cui fugge e si allontana.

L’attica venere così severamente punita dalle leggi, e così facilmente sottoposta ai tormenti vincitori dell’innocenza, ha meno il suo fondamento su i bisogni dell’uomo isolato e libero, [p. 108 modifica]che sulle passioni dell’uomo sociabile e schiavo. Essa prende la sua forza non tanto dalla sazietà dei piaceri, quanto da quella educazione che comincia per rendere gli uomini inutili a se stessi, per fargli utili ad altri, in quelle case dove si condensa l’ardente gioventù, dove essendovi un argine insormontabile ad ogni altro commercio, tutto il vigore della natura che si sviluppa si consuma inutilmente per l’umanità, anzi ne anticipa la vecchiaia.

L’infanticidio è parimente l’effetto di una inevitabile contraddizione in cui è posta una persona che per debolezza o per violenza abbia ceduto. Chi trovasi tra l’infamia e la morte di un essere incapace di sentirne i mali, come non preferirà questa alla miseria infallibile a cui sarebbero esposti ella e l’infelice frutto? La miglior maniera di prevenire questo delitto sarebbe di proteggere con leggi efficaci la debolezza contro la tirannia, la quale esagera i vizi che non possono coprirsi col manto della virtù.

Io non pretendo diminuire il giusto orrore che meritano questi delitti; ma indicandone le sorgenti, mi credo in diritto di cavarne una conseguenza generale, cioè, che “non si può chiamare precisamente giusta (il che vuol dire necessaria) una pena di un delitto, finchè la legge non ha adoperato il miglior mezzo possibile nelle date circostanze di una nazione per prevenirlo.„

Note

  1. Quest’attrazione è simile in molti casi alla gravità motrice dell’universo perchè com’essa diminuisce colle distanze; e se l’una modifica tutt’i movimenti dei corpi, così l’altra quasi tutti quelli dell’animo, finchè dura il di lei periodo: dissimile in questo, che la gravità si mette in equilibrio cogli ostacoli, ma quella per lo più prende forza e vigore col crescere degli ostacoli medesimi.