Della architettura della pittura e della statua/Della architettura/Libro settimo – Cap. VIII

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Libro settimo – Cap. VIII

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Del Capitello Dorico, Ionico, Corinthio, et Toschano.

cap. viii.


T
Orniamo hora a capitelli, i Dorici feciono il loro capitello alto quanto la basa, et tutta questa sua altezza divisono in tre parti, la prima diedero alla cimasa, la seconda al bottaccio, che è sotto la cimasa, et la terza lasciarono per il collo del capitello, che è sotto al bottaccio; la larghezza de la cimasa era per ogni verso quanto la grossezza da basso de la colonna, et il duodecimo più; questa cimasa si divide in duoi membri, cioè in una goletta, et in un dado, ma la goletta è due de le cinque parti di tutta la cimasa; il labbro del bottaccio con la sua linea disopra cigneva appunto le linee del dado a pie del bottaccio. Altri vi feciono a torno tre minuti anelletti, et altri una goletta, acciò havesse più gratia, et questo si fatto adornamento occupò non più che la terza parte del bottaccio. Il Diametro del collo del capitello cioè la parte più bassa di esso, non fu mai talmente grossa, che eccedesse la grossezza da capo de la colonna, il che si osserva in tutte le maniere de capitelli. [p. 169 modifica]Alcuni altri secondo il disegno, che io hò cavato de li edificii antichi, feciono il capitello Dorico alto tre quarti de la grossezza de la colonna da basso, et lo divisono in undici parti, de le quali ne assegnarono quattro a la cimasa, et quattro al bottaccio, et tre al collo del capitello; dipoi divisono detta cimasa in due parti, de le quali ne assegnarono l’una di sopra a la goletta, et l’altra di sotto a una fascia: il bottaccio ancora divisono in due parti, la più bassa de le quali assegnarono a gli anelli, o ad una goletta, che accerchiasse di sotto il bottaccio. Et nel collo altri intagliarono rose, et altri fogliami, che sportassino in fuori. Questo è il modo de Dorici. Il capitello Ionico faremo in questo modo: tutta l’altezza del capitello sarà per la metà de la grossezza da basso de la colonna; divideremo questa altezza in dicianove parti, tre de le quali ne daremo a la cimasa, a la grossezza del cartoccio ne daremo quattro, et al bottaccio ne daremo sei, et l’altre sei dabasso lasceremo a le rivolte de cartocci che di quà et di là faranno i cartocci nel pendere giù a basso; la larghezza de la cimasa da ogni banda sarà quanto il diametro da capo de la sua colonna; la larghezza del cartoccio che sarà dal dinanzi al di dietro del capitello, sarà uguale a la cimasa; la lunghezza di esso cartoccio cadrà da lati, et spenzolerà accartocciandosi a guisa di linea a chiocciola; il punto del cartoccio del lato destro sia discosto dal punto del cartoccio del lato sinistro trentadue parti, et da la più alta parte de la cimasa sia discosto le dodici parti: il quale cartoccio si faccia in questo modo: dal punto di detto cartoccio disegna un cerchiolino piccolo, che il suo mezo diametro sia una de le dette parti cioè l’occhio del cartoccio, et a rincontro segnane un’altro di sotto, et di poi di sopra ne segna un’altro altrettanto lontano, et cosi ne legna un’altro dal lato di sotto. Poni di poi nel punto notato sopra l’occhio un piè de le seste fermo, et apri le seste fino a la linea di sopra de la cimasa, che è termine infra la cimasa, et il cartoccio, et gira dal lato di fuora del capitello talmente le seste, che tu facci uno intero mezo cerchio, et finisca apunto a rincontro al punto dell’occhio da lato disotto; et quivi poi ristrigni le seste, et metti il piè fermo di esse nel punto di sotto a l’occhio, et il piè mobile sino a la cominciata linea rivolta cioè a quel mezo cerchio già fatto, et fagli con esso al disopra insino a che tu tocchi il labbro disopra del bottaccio; et cosi con duoi mezi cerchi disuguali, harai dato a torno a torno una volta intera. Dipoi ricomincia a ripigliare il girar cosi fatto, et il cartoccio, et gira a questo modo insino all’occhio cioè insino a quel cerchio piccolo del mezo. Al labbro del bottaccio si darà tanto aggetto, che con la sua testa esca fuori del cartoccio due parti, et da la parte di sotto sia apunto quanto è grossa la colonna da capo; il ritirarsi dentro de cartocci dove si congiugne il cartoccio dinanzi a quello di dietro, ne fianchi del capitello, si ridurrà talmente che e’ sia quanto il bottaccio, et una meza parte de le dicianove dette; alla cimasa si aggiugnerà per ornamento una goletta d’una di dette parti; nella grossezza del cartoccio si farà un canaletto per una meza de le dette parti, et a questo canaletto la intaccatura che vi sarà, sarà larga per il quarto di detto canaletto, nel mezo de la fronte per il canaletto si intaglieranno frondi, et semi in quella parte del bottaccio, che apparisce fuori: ne le seste dinanzi del capitello fanno vuovoli, et sotto gli vuovoli de le coccole, et ne ritiramenti da gli lati de cartocci intagliano foglie, o scaglie. Cosi fatto adunque è il capitello Ionico. Ma il capitello Corinthio è alto per una grossezza de la colonna da basso: tutta questa altezza si dividerà in sette parti, a la cimasa se ne assegnerà una di dette parti, il restante è occupato da la altezza de la campana che da basso è apunto tanto larga quanto è il da capo de la colonna senza gli aggetti; et il labro di detta campana con la larghezza da capo sua è uguale a la maggiore grossezza del da piè de la colonna. La larghezza de la cimasa è dieci de le assegnate parti, ma i canti si spuntano da ogni banda una meza parte: [p. 170 modifica]le cimase de gli altri capitelli sono di linee diritte, ma quelle de Corinthii s’incavano allo indentro, tanto quanto è larga da piede la loro campana. Dividono la grossezza de la cimasa in tre parti, l’una de le quali, cioè il disopra, finiscono come il dacapo de le colonne con una intaccatura, et con uno bottaccino; vestono questa campana di duoi ordini di foglie ritte, et in ciascuno di questi ordini fanno otto foglie, fanno le prime foglie lunghe due parti, et cosi le seconde foglie, et le altre parti assegnano a viticci che escono de le foglie, et salgono sino a la cima de la campana, et gli fanno sedici, de quali ne legano quattro in ciascuna fronte del capitello, duoi dal sinistro da un sol nodo, et duoi dal destro lato da l’altro nodo, partendosi ciascuno talmente dal suo nodo, che gli duoi ultimi fanno con la cima loro cartoccio, appunto sotto le cantonate de la cimasa. Ma quei duoi di mezo la fronte si congiungono medesimamente insieme accartocciandosi sopra questi nel mezo apunto; s’intaglia ne la campana un bel fiore, non però più alto che la cimasa. La grossezza del labbro de la campana, che si scuopre dove non sono i viticci, è per una parte sola; le foglie che si piegano, si dividono in cinque dita, et non in più che sette se pur ti piace; le cime de le foglie sportano in fuori una meza parte: honoratissima cosa è certo, che et ne le foglie si fatte de capitelli, et in qualunche altro intaglio si trafigghino forte a dentro qual si voglia sorte di linee. Cosi fatti adunque sono i capitelli de Corinthii. I Toscani trasferirono ne’ loro capitelli tutti gli ornamenti che e’ poterono trovare ne gli altri, et tennono il medesimo ordine nel fare la campana, la cimasa, le foglie, et il fiore, che i Corinthii, ma in cambio de viticci fecion certi manichi che uscissero fuori sotto le quattro cantonate de la cimasa, che havevano d’aggetto due parti intere. Ma la fronte del capitello ritrovandosi per altro ignuda, prese i suoi adornamenti da li Ionici, percioche in cambio de viticci ella manda fuori que’ manichi accartocciati, et ha il labbro de la campana pieno di vuovoli, et sottovi le coccole. Oltre a queste sorti di capitelli se ne veggono assai composti di disegno mescolatamente, et de le dette parti accresciuti, o diminuti: ma da chi intende non sono molto approvati. Et questo basti de capitelli, se già non ci manca che eglino usarono di porre sopra la cimasa ordinaria del capitello un’altra pietra quadrata più sottile ma molto larga nel lavoro, per la quale paresse che ’l capitello alquanto respirasse, et che non dimostrasse di essere affogato da lo architrave, et che nel murarvi poi sopra quelle parti, che vi erano più sottili, et più belle, portassino manco pericolo.