Della coltivazione/Intorno alla vita di Luigi Alamanni

Da Wikisource.
Girolamo Tiraboschi

Intorno alla vita di Luigi Alamanni ../ ../Alla serenissima madama la Dalfina IncludiIntestazione 3 novembre 2021 75% Da definire

Della coltivazione Alla serenissima madama la Dalfina
[p. 3 modifica]

NOTIZIE

intorno alla vita

DI LUIGI ALAMANNI,

DEL CAV. GIROLAMO TIRABOSCHI.

* * * * * * * * *


Da Piero di Francesco Alamanni, e da Ginevra Paganelli nacque Luigi in Firenze a’ 28 di ottobre del 1495. Le istruzioni di Francesco Cattani da Diacceto, ch’egli ebbe a maestro; e l’amicizia da lui presto contratta co’ dotti che formavan la celebre Accademia Platonica, la quale allora si raccoglieva negli orti di Bernardo Rucellai; il fecero avanzare sì felicemente nello studio della letteratura, che divenne tra poco l’oggetto della comun maraviglia. Nella lingua greca è probabile che avesse a maestro Eufrosino Bonino fiorentino, che a lui giovane allora di 21 anni, dedicò la sua Gramatica greca, stampata in Firenze nel [p. 4 modifica]1516, e intitolata Enchiridion Grammatices; opera accennata dal con. Mazzucchelli nel parlare dell’Alamanni, ma dimenticata nell’articolo del Bonino. Una congiura da lui e da più altri ordita contro il cardinale Giulio de’ Medici nel 1522, il pose a gran pericolo della vita; ed ei dovette salvarsi fuggendo prima in Urbino, poi in Venezia. L’elezione di quel cardinale in pontefice col nome di Clemente VII., gli fece credere non ben sicuro il suo asilo; e mentre fugge di nuovo, fermato in Brescia e incarcerato, a grande stento colla mediazione del senator Carlo Cappello ottenne di essere trafugato. Andò dunque errando per alcuni anni, e visse or in Francia, or in Genova, fino al 1527, quando abbattuto in Firenze il partito de’ Medici, ei fu colà richiamato. Io non seguirò l’Alamanni nel maneggio de’ gravi affari che per la libertà della patria sostenne, nelle ambasciate che gli furono affidate, ne’ viaggi che perciò intraprese fino al 1530, nel qual anno caduta finalmente Firenze in mano de’ Medici, l’Alamanni fu per tre anni confinato in Provenza, e poscia ancora dichiarato ribelle. Ritirossi allora in Francia ove dal re [p. 5 modifica]Francesco I. fu con diversi impieghi e col collare dell’ordine di s. Michele onorato, e dalla reina Caterina de’ Medici nel 1533 nominato suo maestro di casa. Tra ’l 1537 e ’l 1540 fu in Italia or in Roma, ora in Napoli, ora in altre città; e stette per qualche tempo al servigio del cardinale Ippolito di Este il giovine, senza però lasciare quello del re Francesco con cui era unitissimo quel cardinale. Tornato in Francia nel 1540, fu quattro anni appresso inviato dal Re, suo ambasciatore all’imperador Carlo V.; e celebre è il fatto che allor gli avvenne, quando l’Alamanni in una pubblica udienza facendo grandi elogi di Carlo, e ripetendo spesso la parola aquila, l’Imperadore sorridendo soggiunse: L’aquila grifagna, Che per più divorar due becchi porta; accennando alcuni versi dell’Alamanni in lode del re Francesco. Al che egli, nulla smarrito, seppe sì prontamente e ingegnosamente scusare tale contrarietà de’ suoi sentimenti, che Carlo V. lo ricolmò di distinzioni e di onori. Dal re Francesco ebbe nel 1545 la badía di Bella Villa coll’annua rendita di 1000 scudi per Battista suo figliuolo, che fu anche vescovo di Bazas e [p. 6 modifica]poi di Macon. Nè men caro egli fu al re Arrigo II., succeduto al re Francesco nel 1547; e da lui ebbe in dono un gran giglio d’oro, e fu inviato a’ Genovesi nel 1551. Finalmente a’ 18 d’aprile del 1556 chiuse i suoi giorni in Amboise ove allora era la corte.

Le Opere dell’ Alamanni, che tutte sono in versi toscani, furono pubblicate la prima volta in Lione in due tomi nel 1532 e nel 1533; e in esse contengonsi Elegíe, delle quali fu egli un de’ primi ad usare in verso italiano; Egloghe, Satire, Sonetti, Inni (del qual genere di componimenti egli prima di ogni altro arricchì la nostra lingua), Salmi penitenziali, Stanze, Poemetti, Selve, e la Traduzione dell’Antigone di Sofocle. Di tutte queste poesie grande è l’eleganza e la grazia, per cui l’Alamanni è a ragione additato come uno de’ migliori poeti; e avea in ciò sortita sì felice disposizione dalla natura, che anche all’improvviso dettava sonetti e stanze con ammirabile felicità. Assai maggior fama però gli à ottenuta la sua Coltivazione, stampata la prima volta magnificamente in Parigi da Roberto Stefano nel 1546; poema in versi sciolti, a cui [p. 7 modifica]à pochi uguali la nostra lingua. Ei volle ancora provarsi a scriver poemi di maggior mole, e pubblicò nel 1548 quello intitolato Girone il Cortese, tratto dal romanzo francese che à il medesimo titolo; e lasciò a Battista suo figlio l’Avarchide, ossia un altro poema sull’assedio di Bourges detta da alcuni in latino Avaricum; nella quale egli prese principalmente a imitare, e quasi a copiare l’Iliade. Ma benchè egli usasse di ogni possibile sforzo per serbare in questi poemi le più minute leggi ad essi prescritte, poco però fu in ciò felice, nè ad essi egli dee il nome di cui gode tra gli amatori della poesia italiana. Lo stesso dee dirsi di una Commedia intitolata La Flora, scritta in versi sdruccioli di sedici sillabe da lui ideati. Miglior sorte ebbe l’invenzione degli Epigrammi toscani, da lui prima d’ogni altro usati felicemente; ed ei fu imitato poscia da molti, e fra gli altri, da Girolamo Pensa di Cigliaro, cavalier di Malta, i cui Epigrammi furono stampati in Mondovì nel 1570. Di una Orazione, di alcune Lettere, e di altre Opere dell’Alamanni o perite o inedite o falsamente attribuitegli, veggansi le diligenti osservazioni del con. [p. 8 modifica]Mazzucchelli, che potranno supplire al poco che per amor di brevità io ne ò detto. Solo ad esse io aggiugnerò la notizia di una Novella da lui scritta, e indirizzata a Bettina Larcara Spinola, che conservasi in un codice a penna della librería Nani in Venezia.