Della storia d'Italia dalle origini fino ai nostri giorni/Libro terzo/8. Gli Antonini

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8. Gli Antonini

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[p. 71 modifica]8. Gli Antonini [138-192]. — Antonino Pio continuò, accrebbe la pace, l’ordine dell’imperio; e si contentò di difenderlo pe’ suoi legati contro alle genti che l’assalivano all’intorno. — E cosí Marco Aurelio figliuolo adottivo di lui [161-180]. Salendo al trono adottò Lucio Vero e il chiamò non solamente cesare (titolo dato fin d’allora a’ figliuoli e successori), ma augusto, e cosí l’associò intieramente all’imperio; e fu il primo esempio di due imperatori regnanti insieme. E diedero i due l’esempio, non guari seguíto, di regnare concordi. Marco Aurelio effettuò quel desiderio di non so quale antico, di veder sul trono un filosofo. Fu tale non soltanto speculando, ma scrivendo; che è forse troppo per chi ha l’ufficio del fare, superiore a quello dello scrivere. Lucio Vero fu dissoluto. E guerreggiarono i due or per sé or pei legati contro a’ parti felicemente; ma con successi vari contro a’ marcomanni, [p. 72 modifica]una lega di popoli germanici del confine (come suona il nome stesso) i quali penetrarono una volta fino in Italia. E allora [166 circa] per la prima volta furono assoldate, e stanziate entro a’ limiti, genti intiere di barbari; per l’addietro non s’erano assoldati se non militi sparsi. È incontrastabile: due de’ maggiori danni dell’imperio, il trono diviso e lo stanziamento de’ barbari, furono inventati innocentemente dal principe filosofo. Premorto Vero, morí Marco Aurelio nel 180; lasciò l’imperio al figliuolo Commodo. — Il quale, indegnissimo de’ cinque predecessori, dissoluto, crudele, sfrenato, comprò la pace co’ marcomanni, tiranneggiò in Roma, fecevi l’istrione, il gladiatore, l’Ercole, sui teatri pubblici, abbandonò il governo ai prefetti del pretorio ed ai liberti; e costoro, di concerto con le meretrici, l’uccisero finalmente [192].