Dialoghi d'amore/Appendice/Poesie ebraiche (versione letterale)/III. Versi sul libro Nachalath Aboth
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III
VERSI
composti dal saggio principe Jehudah Abarbanel
figlio del principe esiliato,
sul libro NACHALATH ABOTH («L’ereditá dei Padri»).
[1504-’05]
Parole del libro:
— È in mio potere di render padroni gli amanti del bene
di cognizioni pari a pilastri angolari tagliati nella roccia:
erano per i saggi nel cuore delle difficoltá, in mezzo agli affanni,
e precluse per l’angustia delle parole;
e per opera mia diventarono aperte,
purificate, illustrate ed ampliate.
Tu che cerchi scienza, poni la tua attenzione sopra di me:
studia, e acquisterai vantaggi grandi.
5Contempla le stupende sentenze de’ tuoi saggi,
tutte ben connesse e unite tra loro.
Per mezzo mio tutto ciò che è sbarrato da difficoltá tu aprirai,
scioglierai legami di giogo e vincoli.
Soavi sono le mie interpretazioni e le mie parole:
sono assise sul sodo e stanno erette.
Vino conservato nella sua uva è in me,
e col suo splendido frutto il ramo del mirtillo.
Gemme scintillanti in mezzo a pozzi resi asciutti
sono in me a migliaia e a miriadi,
10Vita e grazia sono in me, e tutte le proprietá
eccellenti bene ordinate e annotate.
Attingi ora, amico mio, la fresca acqua della mia dottrina
per la tua sete nell’arido deserto.
Veracemente io sono opera dell’uomo insigne,
il cui spirito apre i cuori più chiusi, —
un commentario di Isacco, discendente di Jehudah, nato
dal figlio di Dio, figlio di Isciai, lume delle pupille,
capo di tutti i discendenti di Eber: in lui Dio pose
la grande Legge in una con la purezza dei Padri.
15Fra la moltitudine de’ suoi libri egli mi compose,
perfetto in questioni e in soluzioni.
Luce dell’Occidente, splendeva da Sepharad:
lo splendore de’ suoi lumi era luce senza nuvole.
Il Dio vivente nel cuore di lui ripose i fondamenti della sapienza,
il segreto della fine e dell’origine e dei carri.
Con lo studiare nel capitolo dei Padri tutto
il sapere, in forma speculativa e con alto godimento,
fece passare in ereditá l’onore dei Padri ai figli:
e per questo mi pose nome «L’ereditá dei Padri».